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Ventiquattro

La brezza in un bicchiere… E’ un’uva dalle origini misteriose: una volta ritenuta spagnola, poi imparentata, spesso a torto, con una serie di varietà della Provenza e del Ponente ligure. Finalmente classificata come vitigno del Mediterraneo occidentale, il Fermentino sta vivendo, per le precipue doti di aroma e sapore, il momento felice che merita. Due le aree di maggior pregio sinora identificate in Italia: l’una sui dirupi scoscesi di Massa, ultima propaggine delle Alpi Apuane, dove riluce il marmo più bianco e pregiato del mondo. L’altra soprattutto nel nord della Sardegna, dove le alte temperature estive sono mitigate dai venti del mare. Si tratta di brezze che asciugano e concentrano i profumi delle uve in maturazione sulle viti, intensificando tutta la gamma aromatica e gustativa e dando al viticoltore serio un patrimonio unico con cui lavorare. La zona per eccellenza in cui si produce il Fermentino è la Gallura. E il vino che ne nasce ha conquistato fama grazie ai molti turisti che accalcano le spiagge e i night della Costa Smeralda. Con la vendemmia 2003 però è comparso un nuovo contendente, sempre nella parte settentrionale dell’isola, ma più a ovest. Sennori, nel Sassarese, è un paese isolato e lontano dai giri turistici. Davanti agli occhi una zona dalla bellezza selvaggia e incontaminata, con colline dove l’ulivo e la vite fanno a gara per conquistare gli angoli più belli. E’ una terra in cui per assenza delle malattie che altrove attaccano queste piante, gli uliveti sono secolari e i vigneti durano generazioni. In questa zona la famiglia Dettori, che ha già stupito gli appassionati con una serie di Cannonau da viti alle volte piantate più di un secolo fa, ora si cimenta con il Fermentino. Questa scommessa parte già con un grande vantaggio: l’uva è frutto di viti più che quarantennali e la raccolta porta in cantina una materia prima, spazzata dalle brezze mediterranee, dolce e sanissima, portatrice di un nettare puro e di grande personalità. Una parte è fermentata addirittura con i raspi, per dare un apporto tannico che garantisca ancora più longevità. Nel 2003, il Dettori Romangia Bianco della casa, lungo e succulento, massima espressione del carattere della varietà con le note di resina e agrumi, biancospino e pere, porta al centro del palcoscenico un vino bianco italiano inimitabile, un territorio in un bicchiere.
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