Domani 15 febbraio sarà una lunga ed importante giornata per il vino, in Unione Europea. La mattina (dalle ore 8.30) partirà il dibattito, seguito dal primo voto, in plenaria, sulla relazione della Commissione Beca sul “Beating Cancer Plan” europeo che, così com’è, non distingue tra abuso di alcol e consumo, e mette nero su bianco proposte come l’inserimento di messaggi di pericolosità per la salute sulle bottiglie simili a quelli delle sigarette, una maggiore tassazione di tutte le bevande alcoliche, nonché una riduzione dei fondi europei per la promozione, tanto importanti soprattutto per il vino. La sera (dalle ore 20) partirà la seconda sessione di voto in materia, con focus sugli emendamenti , compresi i due presentati a prima firma degli italiani Paolo De Castro ed Herbert Dorfmann, con l’appoggio di altri 150 eurodeputati, mirati sostanzialmente a ristabilire la differenza tra uso e abuso di alcol, ed alla cancellazione della proposta, in ogni caso, del “warning” in etichetta. E se già dopo il voto sarà possibile intuire qualcosa, l’esito ufficiale delle votazioni della plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo (che inizia questa sera e si chiude il 17 febbraio) sul “Cancer Plan” si conosceranno solo nella prima mattina del 16 febbraio. Da quanto emergerà agli atti normativi veri e propri, in ogni caso, passerà del tempo e nulla sarà automatico. Ma l’approvazione della relazione Beca, così com’è, segnerebbe di fatto l’apertura a normativa che potrebbero penalizzare in maniera pesante il mondo del vino, peraltro sulla base di motivazione scientifiche più che discutibili, visto che, come ricordato più volte, a sostegno della tesi che non esiste un livello sicuro di consumo di alcol e vino, viene portato un controverso studio pubblicato 4 anni fa dalla rivista “Lancet”.
E se già nei giorni scorsi l’Organizzazione Internazionale della vite e del vino (Oiv), guidata dall’italiano Luigi Moio, ha incontrato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), per ribadire che il vino può avere un ruolo importante in uno stile di vita sano, e nelle politiche sulle bevande alcoliche va distinto da altre bevande industriali o da prodotti come il tabacco in termini di potenziali rischi per la salute, tutta la filiera italiana, a più riprese, con le sue sigle, da Alleanza delle Cooperative Italiane ad Assoenologi, da Confagricoltura a Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, da Copagri, a Federvini, da Federdoc ad Unione Italiana Vini - Uiv (che ha stimato un primo potenziale danno da oltre 5 miliardi di euro), da Coldiretti a Filiera Italia, ha scritto alle istituzioni d’Italia e d’Europa, dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli al Commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, dal Commissario Europeo per gli Affari Economici Paolo Gentiloni agli europarlamentari italiani e non solo, affinchè tutelino da normative eccessivamente penalizzanti un prodotto, come il vino, che, per dirla con le parole dell’indimenticato critico d’arte ed intellettuale Philippe Daverio, è il “primo elemento distintivo dell’essere europei”, in questa Europa che “è la patria della cultura del vino”.
Una cultura, come hanno ricordato molti, che è propria anche della cultura e della Dieta Mediterranea, considerata la più salutare al mondo, che vede tra i propri pilastri un calice di buon vino ai pasti, abbinato ad uno stile alimentare e di vita corretto. Fatto di equilibrio, e non di privazioni o abusi. Perchè, parafrasando il medico, alchimista e astrologo Paracelso, vissuto a cavallo tra il Quattrocento ed il Cinquecento, niente, di per sé, è dannoso o benefico. Ma è la dose che fa il veleno, semmai. Concetto già chiaro alle menti illuminate, più di cinque secoli fa.
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