Un prerequisito produttivo ormai irrinunciabile, quello della sostenibilità, perché il mondo è uno solo, viviamo tutti in questo pianeta e dobbiamo farlo al meglio per sconfiggere i problemi legati, per esempio, alla pressione demografica e all’inquinamento. Questo il messaggio sociale, oltre che produttivo, contenuto nel progetto “Viva Sustainable Wine”, che ha visto a Vinitaly l’esordio delle prime bottiglie certificate da questo particolare protocollo. La nuova etichetta rilasciata dal Ministero dell’Ambiente traccia la performance ambientale della filiera vitivinicola e, al contempo, rafforza l’obiettivo di crescita della competitività del vino sostenibile made in Italy. E tra le cantine che hanno già aderito alla fase di espansione del progetto, c’è anche Caprai, leader del Sagrantino di Montefalco.
“Il progetto è partito con la partecipazione di 9 aziende - spiega l’ex Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che durante il suo dicastero ha fortemente voluto la realizzazione dell’operazione - oggi siamo arrivati a 18 cantine e ce ne sono altre 6 in attesa di poter aderire a “Viva””. Il progetto “Viva Sustainable Wine”, avviato dal Ministero dell’Ambiente nel luglio 2011, promuove la valutazione dell’impatto sull’ambiente del comparto vitivinicolo italiano, dal nord al sud del Paese, dalle piccole alle grandi imprese.
“Questo progetto - continua Corrado Clini, direttore generale del Ministero - è finalizzato a creare un modello produttivo che rispetti l’ambiente attraverso uno dei primi programmi concreti di sviluppo sostenibile, con l’obiettivo di conservare e tutelare la qualità e la produzione di vini italiani, e insieme preservare il territorio ed offrire opportunità di valorizzazione e di competitività dei prodotti italiani d’eccellenza sul mercato internazionale”.
“Viva” permette di tracciare la sostenibilità della filiera vite-vino, attraverso uno strumento di trasparenza che, per primo nel panorama internazionale del vino, fornisce al consumatore tutti i dati di sostenibilità validati da un ente terzo certificatore e garantiti dal Ministero dell’Ambiente. “L’aver creato anche un simbolo da apporre nei confezionamenti delle bottiglie di vino che si chiama Viva - sottolinea Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini - dà l’opportunità al consumatore di essere coinvolto in questo importante progetto ed apre l’opportunità a tutte le imprese del mondo del vino di essersene partecipi per migliorare i processi produttivi dal campo al bicchiere per sensibilizzare il consumatore a rispettare l’ambiente. Ma non solo - prosegue Gancia - è un vero e proprio insegnamento e uno stimolo per le aziende con l’obbiettivo di produrre in sintonia con l’ambiente. Un fatto sempre più presente al trade ma anche al cliente finale. Un valore aggiunto importante e che ha come obbiettivo - conclude il presidente Federvini - quello di diventare uno standard internazionale”.
La sperimentazione del Ministero ha coinvolto nove aziende - Castello Monte Vibiano Vecchio, Gancia, Antinori, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica - che potranno “marchiare” uno o più dei loro prodotti con il brand “Viva”. Le aziende sono state scelte sulla base di criteri geografici e di prodotto, e tre enti di ricerca (Agroinnova, Centro di Competenza dell’Università di Torino; il Centro di Ricerca Opera per l’agricoltura sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; il Centro di Ricerca sulle Biomasse dell’Università degli Studi di Perugia) hanno garantito l’implementazione dell’operazione. Il progetto è ora in fase di espansione, hanno già aderito a “Viva”: Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano, Principi di Porcia, Vicobarone, Vinosia, Donnachiara, Cantine Riunite & Civ, Arnaldo Caprai, La Gioiosa. Si tratta del primo esempio di “gioco di squadra” tra ministero, aziende vitivinicole, enti di ricerca, università ed enti certificatori. Un primo passo verso quello che molto spesso resta soltanto lettera molta, ovvero “fare squadra”.
Focus - Che cos’è “Viva Sustainable Wine”
Il progetto “Viva Sustainable Wine” nasce con lo scopo di misurare e migliorare le performance di sostenibilità della filiera vite-vino, a partire dalla sperimentazione su alcuni grandi produttori italiani, che hanno sottoposto il loro processo produttivo ad una valutazione dell’impronta ambientale dal campo al consumo. Grazie all’individuazione di quattro indicatori (Aria, Acqua, Territorio e Vigneto), accompagnati dai relativi disciplinari, le aziende hanno potuto misurare l’impatto della loro produzione in termini di sostenibilità ed intraprendere in tal modo, su base volontaria, un percorso di miglioramento. I dati ottenuti, validati da parte di un ente terzo indipendente e riconosciuto, sono accessibili grazie all’etichetta del Ministero che rimanda con il suo QRcode ad una pagina web dedicata che contiene descrizione approfondita del prodotto, valori numerici e i grafici. L’etichetta offre dunque al consumatore uno strumento di trasparenza sulla performance ambientale dell’azienda produttrice del vino, e rende conto sia dei risultati attuali che del percorso compiuto dall’azienda nel tempo. Le aziende per la prima volta avranno degli indicatori standardizzati, validati e riconosciuti su cui lavorare per migliorare la loro performance e dimostrare di essere sempre di più rispettose dell’ambiente. “Viva” è già anche disponibile come applicazione per tutti i sistemi mobile. Il progetto intende infine definire le linee guida per una produzione sostenibile, sviluppare un codice che permetta una certificazione per le aziende che le adottano, formare tecnici per lo sviluppo di protocolli di sostenibilità nel settore e sensibilizzare il consumatore sul mercato interno e internazionale. Il progetto si propone dunque di avere valore internazionale ed pronto per essere utilizzato da tutte le aziende piccole, medie e grandi del settore vinicolo.
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