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Panorama

Le eccellenze vanno difese anche a tavola … Parlano i più grandi viticoltori della regione: “La vendemmia si è salvata, però adesso basta competere sul prezzo. La qualità ha un costo” …. Gli ultimi arrivati sono i vini dei colli asolani e di Valdobbiadene, promossi docg ad aprile. Vanno a fare compagnia ai grandi vini per i quali il Veneto è famoso nel mondo: Amaro-ne, Prosecco, Soave, Bardolino, Recioto e le grappe di grido. Ma quanto vale questa promozione? «Il riconoscimento docg non serve tanto a rilanciarsi sul mercato quanto a difendersi dalle contraffazioni» puntualizza Aldo Franchi, direttore della Cantina Val d’Oca, cooperativa che trasforma ogni anno circa 115 mila quintali di uva in 9 milioni e mezzo di bottiglie tra Prosecco doc e Valdobbiadene (27 milioni e mezzo i ricavi). «Le fascette certificate infatti aiutano a tracciare il prodotto, a garantirne la genuinità. Un punto, questo, su cui non si può transigere». Il perché è presto detto: con 44 prodotti doc, docg o igt, il settore vitivinicolo in Veneto pesa per circa 600 milioni di valore aggiunto, circa il 12 per cento del comparto agroalimentare. E se trasformiamo questo dato in fatturato o in export, fanno 1 miliardo di euro in vendite all’estero (circa il 60 per cento della produzione). Difesa dalle contraffazioni Aldo Franchi, direttore della Cantina Val d’Oca: 9,5 milioni di bottiglie l’anno. In alto, Francesco Zonin, che ha lanciato la «carta dei vini in tempo reale». Sull’onda della politica di difesa dei prodotti tipici dell’ex ministro dell’Agricoltura Luca Zaia, ora governatore regionale, il settore ha saputo riorganizzarsi e promuoversi all’estero grazie a partnership con le cantine extraregionali. Ha spinto sulla qualità «e adesso deve portare avanti all’estero la sua battaglia sui valori» continua Franchi. «Dobbiamo innanzitutto ringraziare il cielo per avere terminato la vendemmia prima dell’alluvione. Le bottiglie sono al sicuro, però adesso dobbiamo smetterla di competere sul prezzo. Con il Prosecco, soprattutto, dobbiamo alare il segmento di mercato dando il giusto riconoscimento ai nostri prodotti». Le occasioni non mancano: quest’anno il Gambero rosso ha assegnato il riconoscimento dei tre bicchieri al Prosecco Grand cru della vigna La Rivetta dell’azienda vitivinicola Villa Sandi. Francesco Zonin, vicepresidente della Casa vinicola Zonin, 90 milioni di fatturato e prima azienda vitivinicola davvero globale, ammette che «non sono le annate, la qualità o la crisi economica internazionale le vere cause delle difficoltà del mercato, bensì la sovrapproduzione C’è una grande concorrenza sugli scaffali, che soltanto le aziende più strutturate riescono a reggere. Noi, per esempio, ci muoviamo sul mercato con la consapevolezza di trattare un prodotto unico da 40 anni, ben prima della crisi. E adesso abbiamo i mezzi per reagire e agire». Una delle ultime invenzioni degli Zonin è la «carta dei vini in tempo reale», ovvero una rapidità di consegna che è un po’ il suo biglietto da visita sui mercati esteri. «Abbiamo creato due nuove società negli Stati Uniti e in Gran Bretagna per importare e distribuire i nostri prodotti, integrando la filiera e migliorando la qualità del servizio». Le prossime nasceranno in Giappone e in un secondo paese ancora non svelato, confermando la volontà del fondatore Gianni Zonin di creare una «multinazionale del vino». Fu infatti tra i primi a comprare, nel 1976, tenute nella Napa Valley, il cuore vitivinicolo della California, e a ramificarsi dal Veneto in Sicilia passando perla Toscana, la Puglia e l’Oltrepò. «Siamo cresciuti attraverso una serie di acquisizioni che oggi fanno di noi un’azienda con 2 mila ettari di vigneto e molte etichette fra le più blasonate d’Italia» sottolinea ancora Francesco Zonin. Una politica che ha fatto da apripista perla nascita dei tanti consorzi e cooperative venete di tutela. «Anche noi abbiamo investito, acquistando una vasta area produttiva nella zona del Cartizze» racconta anche Giancarlo Moretti Polegato, amministratore delegato di Villa Sandi. «Ora per 106 ettari totali, divisi fra 140 coltivatori, possiamo contare su 1 ettaro e mezzo di proprietà. Lo scorso anno abbiamo prodotto 6 mila bottiglie di Canizze ed entro il 2011 raggiungeremo le 12 mila, il tetto massimo della produzione». II 60 per cento andrà all’estero: dagli Usa all’Estremo Oriente.

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