Qui si beve per ricordare ... Roberto Cipresso, 47 anni, wine maker, definisce la riscoperta della Dorona “un jurassic park del vino: da un fossile si è arrivati a una bottiglia”.
Che vitigno è la Dorona?
L’esame del dna ha detto che è un’ava della Garganega, l’uva con cui si fa il Soave.
Le sue caratteristiche?
La capacità di dare voce alle peculiarità del territorio dove viene coltivata. Quella coltivata a Venissa, su terreni che erano fondali marini, è unica.
Abbinamenti?
Con la moeca, il granchio della laguna. Ha una componente dolce che bilancia la nota rustica della Dorona. E poi: l’asparago, magari dopo un anno di bottiglia.
A quali altri vini si può paragonare?
Assomiglia a certi sherry secchi o alla Vernaccia di Oristano. È un bianco dotato di austerità. Ma l’obiettivo non è di farne un vino confrontabile. L’ambizione è piuttosto quella di fare si che questo vino possa suggestionare al punto di portare chi lo beve in un altro momento storico. L’idea alla base della Dorona, insomma, è bere per ricordare.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025