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Libero

Il gallo nero del Chianti Classico torna a cantare sulle bottiglie ... È una vera e propria rivoluzione, quella del Chianti Classico, una delle denominazioni più importanti dell’Italia del vino, nel segno di una qualità più “codificata” e trasparente, e di un’immagine più incisiva, con il simbolo del gallo nero in bella vista. Il Consorzio ha deciso, ad amplissima maggioranza: ci sarà una nuova tipologia, superiore all’annata e alla Riserva, una selezione rigorosamente ottenuta e prodotta entro i confini aziendali, da invecchiare almeno 30 mesi prima della commercializzazione. La Riserva sarà possibile farla solo se il produttore dichiarerà da subito la destinazione del prodotto al momento della richiesta di idoneità e avrà parametri più rigidi nel disciplinare, lo sfuso potrà essere messo in commercio solo dopo essere stato certificato come Chianti Classico, e, poi, c’è il gallo nero, icona storica del territorio, che subirà un restyling e dalle fascette della Docg passerà sul collo delle bottiglie di tutti i produttori della denominazione, accompagnato da una massiccia campagna di comunicazione. Nuova piramide qualitativa che punta decisamente verso l’alto e nuova immagine, dunque, i due binari sui quali si muoverà il Consorzio del Chianti Classico, un progetto sul quale “lavoravamo da molto- ha spiegato Marco Pallanti, presidente del Consorzio Chianti Classico a conclusione del suo mandato - convinti che le decisioni prese una alla volta non fossero adeguate a risolvere i problemi. Per questo abbiamo voluto un pacchetto, che lasciamo al prossimo Consiglio”. Il 4 giugno, infatti, è stato eletto il nuovo cda del Consorzio, dal quale uscirà il nome del nuovo presidente, probabilmente a fine estate. Intanto, però, Pallanti esprime la sua soddisfazione per questo piano, unico nel panorama enologico del Belpaese: “Sono contento, termino il mio mandato con un progetto importante e capace di affrontare le sfide del futuro con una serie di regole in grado di rendere il Chianti Classico più forte davanti alla crescente concorrenza internazionale e di far percepire al consumatore quell’innalzamento qualitativo conseguito dai nostri vini negli ultimi anni”. Le decisioni prese dall’assemblea dei soci del Gallo Nero porteranno alla modifica di alcuni articoli del Disciplinare di produzione: dalla commercializzazione dello sfuso solo dopo che la commissione d’assaggio lo ha certificato come Chianti Classico, un passaggio importante e che toglie di mezzo molte incertezze; alla focalizzazione sulla tipologia Riserva, che vale il 40% del fatturato della denominazione, un passo decisamente pesante per un’ulteriore crescita della qualità e dell’appeal del Chianti Classico. Fino all’introduzione al vertice della piramide qualitativa di un Chianti Classico “selezione”, nome per adesso provvisorio in vista della presentazione definitiva al Ministero delle Politiche Agricole. “Ci sono già dei vini che nel Chianti Classico possono stare in questa nuova tipologia - ha detto il presidente del Consorzio - ma le possibilità future potrebbero davvero essere importanti. Vini come il “Flaccianello” o il “Cepparello” potrebbero trasformarsi in Chianti Classico, trovando nella “selezione” quel quid di valorizzazione adeguato al loro blasone”. Infine, l’operazione sul marchio, che sancisce il sigillo di cittadinanza dei vini Chianti Classico, attraverso il rafforzamento di un marchio che diventa una sorta di “Gallo del territorio”, capace di comunicare immediatamente al consumatore la zona di produzione, oltre a procedere con una ulteriore diversificazione rispetto al Chianti generico.

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