I nuovi scenari dell’azienda leader del Brunello: Cristina e James Mariani consolidano i loro ruoli e sono pronti ad affrontare, sulla strada dell’alta qualità, le sfide del mondo del vino
La direzione generale ad Enrico Viglierchio. Ezio Rivella lascia la carica di amministratore delegato ma resta come “super consulente”: ha portato la Castello Banfi da fatturato zero a 80 miliardi
Niente Borsa per l’azienda leader del Brunello di Montalcino. A dichiararlo Enrico Viglierchio, nuovo direttore generale della Castello Banfi che, per prima in Italia, ha lanciato i “futures” sul vino. “La quotazione in Borsa, prospettata dal ‘98, non è il nostro obiettivo principale”, spiega Viglierchio. Ma le novità dalla Castello Banfi sono anche altre: il 31 dicembre 2000, il manager-enologo Ezio Rivella, il protagonista che ha portato l’azienda da fatturato zero nel 1985 agli 80 miliardi con un’operazione che non ha uguali nel mondo del vino, lascerà la carica di amministratore delegato, restando però come “super consulente”.
La Castello Banfi, con un patrimonio fondiario di 2850 ettari, in quel di Montalcino, ha fatturato, nel ’99, 80 miliardi (9 milioni di bottiglie prodotte, oltre l'80% doc e docg di cui 7 milioni di bottiglie a Montalcino e 2 milioni - soprattutto spumanti - in Piemonte), conseguendo un utile lordo di 7,5 miliardi (4,5 miliardi nel ‘98): “per il 2000 - spiega ancora il direttore generale Enrico Viglierchio - si punta ad una crescita del fatturato del 10% ed a uno sviluppo delle esportazioni che già oggi rappresentano oltre il 55% (Usa, Svizzera, Germania, Gran Bretagna, Giappone). Nel ’99, sono stati effettuati investimenti per 15 miliardi per l'aggiornamento tecnologico e produttivo delle cantine e dei vigneti (800 ettari). Investimenti che prevedono in questo anno ulteriori interventi per 15 miliardi”.
L’azienda leader di Montalcino, dal 1978 (anno di costituzione) ad oggi, ha investito 250 miliardi e ha portato nel territorio del Brunello, ricerca scientifica applicata alla vigna ed innovazione in cantina: “questi risultati sono stati ottenuti - spiega l’amministratore delegato Ezio Rivella - grazie ad una politica di piccoli passi ed un costante lavoro in tutti i settori produttivi. La filosofia aziendale di coniugare grandi numeri ed alta qualità ha insomma trovato attuazione nella nostra iniziativa imprenditoriale. Questi traguardi conseguiti anche per l’attenzione alle indicazioni e alle politiche produttive, commerciali e d’immagine che arrivano dai mercati internazionali, sono però soltanto dei punti di partenza per le sfide che in futuro dovranno dare maggiore dinamicità e modernità al mondo del vino italiano”. Ma la Castello Banfi ha anche rappresentato molto dal punto di vista dell’“innovazione-rivoluzione” in Italia, essendo stata l’investimento più importante della storia dell’enologia di qualità. Gli autori di questo progetto - Ezio Rivella e i fratelli italo-americani John e Harry Mariani, proprietari della Castello Banfi - stanno lasciando il posto alle giovani generazioni di manager (Enrico Viglierchio, Cristina Mariani, James Mariani) che porteranno di sicuro, con il loro dinamismo e managerialità, l’azienda verso un ulteriore crescita e qualificazione: “l’impegno - spiegano Enrico Viglierchio e Cristina Mariani - sarà quello di gestire il cambiamento dell’azienda continuando a seguire la strada già tracciata e che ha portato al successo i vini della Castello Banfi. Siamo sempre stati un’azienda internazionale ed il Brunello è il nostro ambasciatore nel mondo. Adesso, però, vogliamo far capire al consumatore che noi produciamo anche altri vini unici ed eccezionali: l’obiettivo della terza generazione di Castello Banfi è quello di continuare a creare grandi vini legati alla cultura del territorio ma allo stesso tempo di produrre vini innovativi come il “Summus” e l’”Excelsus”, da anni ai vertici delle guide e delle classifiche della critica italiana ed internazionale”.
La Castello Banfi è stata inoltre, in questi anni, fondamentale per il rilancio generale del vino di Montalcino, ad iniziare dai “futures” sul Brunello: sull’eccellente vendemmia ’95, la Castello Banfi, rinnovando anche l’esempio dei grandi chateau francesi, ha infatti lanciato, nel settembre ’96, la tendenza ad investire in vino di pregio. “Arrivati alla scadenza, possiamo dire - spiega l’ideatore della formula dei “futures”, Ezio Rivella - di aver condotto in porto, con la soddisfazione di tutti (azienda, enoteche, sottoscrittori), un’innovativa operazione finanziaria e d’immagine che ha permesso ai sottoscrittori dei “futures” (contratti d’acquisto differiti nel tempo di un lotto di 6 bottiglie, con “certificato” e garanzia dell’azienda) di ottenere una buona rivalutazione (10/15% annuo) del vino di Montalcino: un “futures” acquistato nel ‘96 a 200.000 lire, oggi ha un valore di 330.000 lire circa”. “Un esempio - spiega Ezio Rivella - seguito da altre famose aziende toscane e piemontesi, che hanno poi esplorato ed anche diversificato questo strumento finanziario, con il supporto anche di importanti merchant bank. Un matrimonio, quello tra vino e finanza, che avrà sicuramente ulteriori evoluzioni: i futures sul vino sono una nicchia interessante e ha ottime possibilità di sviluppo”. “Ma il successo - avverte Rivella - dei “futures” è strettamente legato ad alcuni particolari parametri: longevità, forte richiesta, prestigio ed immagine, qualità elevata, desiderabilità e tiratura limitata. Sulla vendemmia ’99, ad esempio, non abbiamo ripetuto l’operazione: il “rating” del Consorzio del Brunello è stato fissato in quattro stelle. Le annate dei futures rimangono, dunque, il ‘95 ed il ’97: due vendemmie a cinque stelle (la massima valutazione degli “analisti” del vino) che hanno dato un Brunello di altissimo livello: sempre secondo Ezio Rivella, enologo di fama mondiale, “il Brunello ‘95 ha elevata intensità di colore, ampi ed intensi profumi, corpo straordinario, adatto anche ad essere conservato per scandire i più importanti eventi gioiosi della vita“.
Ma un’altra parola importante nel futuro della Castello Banfi sarà l’“enoturismo”, la chiave per educare alla cultura del vino e per portare il “berebene” nello stile di vita delle giovani generazioni: “è in fase di ultimazione - conclude Enrico Viglierchio - un progetto d’intervento destinato ad un ulteriore restauro del trecentesco Castello di Poggio alle Mura, cuore dell'azienda (meta ogni anno di 40.000 turisti del vino), che ospita il Museo del vetro e della bottiglia da vino (che ha, oltre ad una collezione di vetri romani, opere importanti che segnano il matrimonio fra artisti come Picasso, Cocteau, Dalì e i “maestri vetrai” veneziani), ed un potenziamento, su diversi livelli, dell’attività di accoglienza e di ospitalità (ristorazione, wine bar, eventi, degustazioni): un progetto che porterà, nel giro di qualche mese, all’assunzione di nuove figure per la gestione dell’insieme delle risorse che sono alla base dell’enoturismo (storia, cultura, vino, paesaggio, gastronomia, artigianato artistico)”.
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