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I top influencer d’Asia in Italia per conquistare il mercato cinese e ridare slancio all’export di vino: ecco “Italia in Cina”, fino al 15 luglio nelle cantine italiane con tappa a Castello Banfi con Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio

Per conquistare il grande mercato cinese, prima ancora di fare breccia nella potenzialmente immensa platea dei consumatori, ancora assai poco esperti del vino italiano, è fondamentale entrare nel cuore dei top influencer del mercato asiatico. Mission che si sono dati, insieme, l’Istituto del Vino Grandi Marchi, che riunisce 19 tra le più prestigiose cantine del Belpaese (www.istitutograndimarchi.it) e Italia del Vino Consorzio, che riunisce 13 delle griffe del vino italiano più celebri al mondo, tra cui la Castello Banfi, cantina di punta del Brunello di Montalcino (www.consorzioitaliadelvino.it), e che mettono insieme un fatturato complessivo di 1,4 miliardi di euro, di cui ben 750 milioni rappresentati dalle esportazioni, pari al 20% dell’export complessivo italiano di settore. E che fino al 15 luglio, porteranno tra i vigneti e le cantine dello Stivale, con tappa alla Castello Banfi a Montalcino, 45 tra i più importanti opinion leader enoici di Cina ed Hong Kong, con il progetto “Italia in Cina”, una sei giorni itinerante che rientra nel piano triennale che i due più importanti consorzi privati del vino nazionale hanno messo in piedi per il mercato asiatico.
Obiettivo dell’educational tour: creare i futuri ambasciatori del vino made in Italy in Cina attraverso l’esperienza sul campo, le visite in azienda e la conoscenza diretta dei produttori. Tra i 45 delegati presenti, oltre a opinion leader e esperti, anche autorevoli wine maker - come il vice segretario generale della China Wine Association e professore associato del collegio di agricoltura di Pechino, Li Demei - e giornalisti come Yingjie Chen, senior editor del magazine Wine, la più importante rivista specializzata della Cina. Tre sono i tour previsti, che partiranno dalla Lombardia (Ca’ del Bosco) per poi toccare le cantine di Piemonte (Michele Chiarlo, Gaja, Marchesi di Barolo, Pio Cesare), Toscana (Antinori, Banfi, Biondi Santi, Castello d’Albola, Ambrogio e Giovanni Folonari, Fattoria Machiavelli), Emilia Romagna (Medici Ermete) Veneto (Bolla, Masi, Zonin, Sartori, Santa Margherita) Umbria (Lungarotti) e Trentino Alto Adige (Lageder, Ferrari Fratelli Lunelli).
Per i presidenti dei due consorzi, Piero Antinori (Grandi Marchi) ed Ettore Nicoletto (Italia del Vino), “il progetto “Italia in Cina” si inserisce in un preciso programma di azioni di formazione diretta sugli operatori di Cina e Hong Kong. Due mercati che, dopo il calo delle importazioni del 2013, si confermano fortemente selettivi anche nel 2014. Ma questa situazione di stallo può diventare un’opportunità per l’Italia per recuperare posizioni rispetto ai suoi competitor, attraverso una promozione più unitaria. L’obiettivo di questa operazione è infatti fornire ai potenziali “ambasciatori” cinesi gli strumenti per comprendere la varietà e la complessità della nostra realtà vitivinicola, visitando i tanti territori, conoscendo i produttori, vedendo come nasce un grande vino italiano. Soltanto così potranno poi convincere in patria i propri clienti”.
Nei primi 3 mesi del 2014 le importazioni di vino in Cina confermano il riassestamento intravisto nel 2013, con un calo di circa il 20% sia a volume (-62 milioni di litri) che a valore (-312 milioni di dollari). Ad essere penalizzati soprattutto la Francia (-28,2% in volume e -29,7% in valore) ma anche Australia e Usa, mentre si difende il Cile grazie alle sue politiche aggressive sul fronte dei prezzi. L’Italia e la Spagna si trovano invece in una sorta di limbo, rispettivamente con un -2% in valore (grazie a un +5% dei prezzi medi delle bottiglie esportate) e un -4% (dati Unione Italiana Vini). Ecco perché azioni come questa, possono essere fondamentali, in questo momento e per il futuro.

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