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Dopo annata da record (il 2013) la produzione enoica, per il 2014, si fermerà a quota 41 milioni di ettolitri (-15%). Raccolta in calo, secondo le previsioni di Uiv e Ismea di scena a Castello Banfi, al Nord ed al Sud del Paese, cresce solo il Centro

Dopo un’annata da record, come quella del 2013, quando la produzione enoica del Belpaese raggiunse i 48,2 milioni di ettolitri, si torna, grosso modo, ai livelli del 2012, a quota 41 milioni di ettolitri, almeno secondo le “Previsioni Vendemmiali” 2014, frutto della ricognizione nel vigneto Italia fatta tra la fine di agosto e la prima decade di settembre, di Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv), presentate il 19 settembre alla Castello Banfi a Montalcino, cantina leader del Brunello.
Il dato, di fatto, è una sintesi tra un’ipotesi minima, che porterebbe la vendemmia attuale al di sotto di 40 milioni di ettolitri, ed un’ipotesi più ottimistica che, invece, si attesterebbe a 42,2 milioni di ettolitri. A livello regionale si evidenzia una riduzione consistente in tutto il Nord, compresa tra il -8% del Piemonte e il -17% del Veneto. La situazione appare ancor più problematica al Sud, con Sicilia (-27%) e Puglia (-25%) che riducono drasticamente gli abbondanti volumi dello scorso anno. È il Centro, invece, a rappresentare l’isola felice sul fronte quantitativo: Toscana (+3%), Umbria (+10%) e Marche (+7%) sono le uniche Regioni con segno positivo.
Cifre, queste, che hanno nella cautela, sempre d’obbligo quando si parla di stime, una chiave di lettura fondamentale, vista l’estrema inclemenza delle condizioni climatiche. Da mettere in conto, infatti, c’è una condizione climatica sempre sopra le righe, che per tutta l’estate è stata caratterizzata da piogge incessanti, temperature sotto le medie, e mancanza di giornate assolate, con l’aggiunta, in alcune zone, di violente grandinate. Il quadro potrebbe chiaramente evolvere in positivo, e collocare l’asticella verso il massimo della forbice, a patto che le piogge cessino e si permetta alle uve ancora in vigna di maturare adeguatamente, condizione che in diverse Regioni non si sta certo verificando. Le operazioni di raccolta, proprio in virtù di una situazione climatica del genere, risultano slittate in avanti mediamente di una settimana sul 2013, considerata un’annata ritardataria, ripristinando così un calendario normale, dopo anni caratterizzati da forti anticipi.
Certo è, e questo è sotto gli occhi tutti, che la 2014 non è una vendemmia facile. Il meteo non favorevole in tutta la Penisola - continua il report di Ismea e Uiv - ha creato terreno fertile per gli attacchi di patogeni, peronospora e botrite soprattutto, e questo ha indotto le aziende ad aumentare il numero di trattamenti in campo, con un notevole innalzamento dei costi di produzione a loro carico. In una situazione così critica, la maggior parte dei viticoltori ha mostrato preparazione e tempestività negli interventi, anche se non sempre con i successi sperati. Se c’è unanimità nel definire la produzione scarsa a livello quantitativo e con un minor grado zuccherino, sulla qualità il giudizio resta sospeso in attesa di verificare il vino in cantina.

Focus - Il dettaglio regionale della produzione enoica 2014: la Toscana (+3%)
La Toscana sembra appartenere, con le altre due regioni centrali, all’isola felice in cui si possono avere delle previsioni con segno positivo. E questo, comunque, al netto di situazioni diverse all’interno della regione o delle stesse province. Firenze e Siena sembrano, a ora, mostrare variazioni su terreno positivo. Minimo comun denominatore è comunque il ritardo con cui si è arrivati alla fase vendemmiale che, mediamente, può essere quantificabile in una settimana. Tutto questo premettendo che per quanto riguarda il principale vitigno toscano, ossia il Sangiovese, i giochi si fanno nel mese di settembre, e che quindi le prossime settimane saranno cruciali per il risultato finale sia quantitativo che qualitativo. Aspetto quest’ultimo non certo trascurabile.
Da segnalare che l’intero andamento stagionale dall’inverno alla primavera è stato caratterizzato da anomalie meteorologiche. Alla sostanziale mancanza di inverno è seguita, infatti, una primavera con temperature inferiori alla media degli ultimi trent’anni. Solo giugno ha segnato un ritorno alla normalità con temperature nella norma e una decina di giorni a metà del mese particolarmente caldi. Le maggiori anomalie tuttavia si sono verificate in luglio, con piogge 5 volte superiori alla media stagionale.
Elevato anche il numero dei giorni piovosi: 10 contro la media storica pari a 2,8. Conseguentemente, le temperature del mese di luglio hanno toccato livelli eccezionalmente bassi, facendo registrare una media di 2,3 °C in meno rispetto a quella degli ultimi trent’anni. E ad agosto le cose non sono andate meglio. Nel sud della regione peraltro si sono verificate anche alcune grandinate. Nonostante le avversità del tempo, le diverse fasi fenologiche fino all’allegagione sono da considerarsi buone. Meno positivi, invece, i giudizi su invaiatura e fase finale della maturazione. Sempre molto alta l’attenzione sul fronte fitosanitario. In molte zone si sono registrati importanti attacchi di peronospora, oidio e botrite dovute naturalmente all’alta piovosità della primavera estate. In alcuni casi si attendono gradazioni lievemente inferiori alla media.

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