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MODELLO PROSECCO: DOPO IL CONTROLLO DEI QUANTITATIVI DI PRODUZIONE, NELLA PIÙ GRANDE DENOMINAZIONE D’ITALIA, TRA VENETO E FRIULI VENEZIA GIULIA, NASCE IL “TAVOLO TECNICO” DEL VITIGNO GLERA CON TUTTI I PROTAGONISTI DELLA FILIERA PER GESTIRE IL FUTURO

Gestire il successo per evitare, se mai la crescita si arrestasse, il rischio di sovrapproduzione, vigneti da espiantare, vini da svendere e cantine piene. Nel territorio del Prosecco, denominazione più grande d’Italia, tutta nel Nord Est tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, si gioisce per un presente che vede le bollicine “locali” volare in Italia e nel mondo, ma si cerca di programmare anche il futuro. E, così, dopo che in luglio, su richiesta del sistema produttivo, è stata regolata la produzione massima, con provvedimenti delle due Regione interessate, ora nasce anche la “filiera delle regole del Prosecco”: l’assessore all’agricoltura della Regione Veneto Franco Manzato ha insediato il “tavolo tecnico” del vitigno Glera, che “coinvolge tutti i rappresentanti della filiera: i Consorzi di Tutela Prosecco Doc, delle Docg Conegliano Valdobbiadene e Asolo, i rappresentanti di Coldiretti, Cia Veneto, Confagricoltura, Copagri Veneto, Anpa Veneto, Confcooperative, Unindustria, Icq ed Avepa”.
“La superficie massima di Glera, tra impianti già effettuati e diritti di portafoglio ancora in tasca suddivisi tra Veneto e Friuli Venezia Giulia - spiega Manzato - si attesta su 20.000 ettari. La quota veneta sarà di a 16.500 ettari, per un potenziale teorico complessivo di 2,4 milioni di ettolitri. Rispetto a questo potenziale e alla forte crescita di impianti e di prodotto avvenuti in concomitanza con la nuova definizione della Doc Prosecco di territorio - ha aggiunto - e’ indispensabile controllare l’evoluzione dei mercati per adattare la produzione della Denominazione alla reale domanda, in modo da evitare squilibri con l’offerta che penalizzerebbero i produttori e il vino”.
Per questo motivo è stato avviato un monitoraggio continuo, con l’obiettivo di assistere il sistema nell’individuare scelte strategiche che mantengano stabilità e rimuneratività dei prezzi, dando così forza anche agli ottimi risultati finora conseguiti dalla Denominazione. E tutte le analisi, ad oggi, conducono alla conclusione che il Prosecco sia il vino in controtendenza rispetto all’andamento generale italiano ed europeo, con l’effetto di rendere i diritti del Prosecco appetibili e le richieste incalzanti, per la convenienza ad investire su un prodotto redditualmente efficace.
Ma una produzione incontrollata sarebbe una sciagura - ha sottolineato Manzato - una vera e propria discesa agli inferi per la nostra enologia, mentre la fermezza nelle regole ci dà ulteriori certezze e prospettive, e contribuisce a fornire ulteriore prestigio al “made in Veneto”. Nello stesso tempo, se venisse confermata la previsione di crescita sui mercati, si può pensare ad un eventuale recupero delle richieste di impianto che agevolerebbe le aziende vitivinicole di piccole dimensioni”.

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