La tracciabilità del vino, è ormai un must, perché l’origine e la tipicità, nel mondo, sono tra i primi criteri di scelta, soprattutto se si parla di prodotti importanti. E ad investire in ricerca sul tema, tra i primi e più convinti dell’opportunità di farlo, è stato il Consorzio del Brunello di Montalcino, che dal 2008 collabora con l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, il top d’Italia nella ricerca di settore, riconosciuto anche dal Ministero delle Politiche Agricole e dalla Repressione Frodi. E, il 24 maggio, a Montalcino, si traccerà lo stato dell’arte, nel convegno “Tracciabilità del Sangiovese a Montalcino” (www.consorziobrunellodimontalcino.it), dove si discuterà di diversi metodi di analisi, come quello del profilo antocianico.
“Siamo progrediti - spiega a WineNews Fulvio Mattivi, professore della Fondazione Edmund Mach Mach - Istituto Agrario di San Michele all’Adige - al punto che oggi possiamo applicare questo metodo, già messo appunto e affidabile per le uve e per vini molto giovani, (tanto che su questi c’è anche una metodologia approvata dall’Organisation International de la Vigne et du Vin) anche a vini invecchiati, per riconoscerne la coerenza al profilo tipico, in questo caso del Sangiovese in purezza. Crediamo di essere arrivati ad un risultato soddisfacente, con una metodica che ci permette di centrare gli obiettivi che ci eravamo prefissati, e abbiamo fatto anche una serie di analisi esplorative su qualche centinaio di vini, tra sperimentali e commerciali, che ci conferma che abbiamo capito molto di come si possa utilizzare, di cosa il metodo possa dire e non possa dire. È un metodo che ci permette di fare controllo su una singola partita, e verificare che la composizione del prodotto in bottiglia sia quella complessivamente attesa da un vino fatto con Sangiovese in purezza. Non è una cosa semplice, tutt’altro, ma la cosa più interessante è l’approccio multi-variabile, che ci permette di tenere in conto tanti fattori. Ad oggi siamo in grado di vedere più di 90 pigmenti in un vino invecchiato, abbiamo un profilo complesso e questo ci permette di fare una fotografia e di differenziare vini con varietà diverse. Il Consorzio, in via sperimentale e interna, lo ha utilizzato per controlli a tappeto che hanno dato un quadro assolutamente positivo”.
Ma, oltre a quello del profilo antocianico, tra i metodi di analisi che saranno discussi nel convegno, c’è anche quello del Dna, come spiega a WineNews Rita Vignani di Serge Genomics del Dipartimento di Scienze della vita, spin-off dell’Università di Siena: “è un metodo sul quale abbiamo noi abbiamo creduto fin dall’inizio, e ora è validato anche dalla comunità scientifica, con la pubblicazione sull’“American Journal of Enology & Viticulture”, e con il premio dell’Accademia dei Georgofili come miglior progetto scientifico. Oggi, per dirla, con parole semplici, con l’impronta genetica riusciamo a stabilire se un vino in commercio che si dichiara monovarietale, lo è davvero, o no. Più difficile, ancora da affinare, la metodologia dei vini in blend. Siamo in grado di stabilire, per esempio, se il vino in bottiglia viene dai vitigni dichiarati, ma dobbiamo ancora mettere appunto la misurazione delle quantità di ogni vitigno”. Ma, a parlare di “Dna del vino” e tracciabilità “applicata” al Brunello di Montalcino, ci sarà anche la professoressa Stella Grando della Fondazione Edmund Mach dell’Istituto di San Michele all’Adige, insieme alla “collega” Federica Camin, che, invece, spiegherà il metodo degli isotopi stabili.
Nel convegno, che si potrà seguire anche in streaming su www.brunello.tv, importanti anche gli interventi di Emilio Gatto, direttore generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi (Icqrf) del Ministero delle Politiche Agricole, del presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro e del presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci. Le conclusioni sono affidate all’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori; tutti moderati dal giornalista de “Il Sole 24 Ore”, Giorgio dell’Orefice.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025