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LA CINA, DA OGGI, HA UFFICIALMENTE AVVIATO LE PROCEDURE DI INDAGINE ANTI-DUMPING E SUI “SUSSIDI DI STATO” SUL VINO EUROPEO IMPORTATO NEL PAESE ASIATICO COME RIVALSA SULLA PROCEDURA UE SUI PANNELLI SOLARI CINESI. ECCO TUTTI I PASSAGGI CRUCIALI

Italia
Indagine anti dumping della Cina sui vini Ue

La notizia era attesa, ma tutti speravano che non arrivasse, o per lo meno in questi termini: la Cina, da oggi, ha ufficialmente avviato le procedure di indagine anti-dumping e sui “sussidi di Stato” sul vino europeo importato nel Paese Asiatico, come rivalsa per la procedura che l’Unione Europea ha condotto, in direzione inversa, sui pannelli solari, applicando a partire da inizio giugno dei dazi “compensativi” il cui valore potrebbe essere ulteriormente aumentato ad inizio agosto. Un’iniziativa che era attesa proprio nello stesso periodo e che, invece arriva con un mese di anticipo, alla vigilia di un periodo cruciale per le cantine italiane, divise tra gli ultimi decisivi mesi che portano alla vendemmia e le ferie estive. In pratica, da oggi al 20 luglio, le aziende e le parti in causa che vogliano farlo, possono registrarsi nella lista da cui il Governo cinese sorteggerà poi il campione di indagine, sui siti http://gpj.mofcom.gov.cn e http://www.cacs.gov.cn. Il 30 luglio verranno inviati poi i questionari alle aziende e alle parti in causa selezionate, ed entro il 5 settembre dovranno essere rispedite indietro le risposte che saranno poi esaminate dalle autorità cinesi. Il procedimento è “volontario”, ma se nessuno si iscrivesse, la Cina potrebbe decidere di stabilire “arbitrariamente” a chi inviare i questionari. In questo caso, una volta che fossero accertate pratiche di dumping da un lato e/o sussidio di Stato dall’altro, che in qualche modo avrebbero danneggiato l’industria enoica cinese, e poiché non c’è stata collaborazione per accertare il contrario, la Cina potrebbe decidere di applicare a tutti i vini Ue i dazi “compensativi” massimi possibili. Altrimenti, eventuali dazi verrebbero applicati solo se dalle indagini venisse effettivamente dimostrato che ci sia stato dumping (ovvero vendita sotto al prezzo di costo) o aiuti di stato, ad ogni singola azienda, valutando caso per caso la gravità della situazione e il “grado di collaborazione” nelle indagini. Nel mirino ci sono tutte le tipologie di vino, dagli spumanti ai rossi, bianchi e rosati fermi, e ai vini liquorosi, confezionati e sfusi. E praticamente tutte le misure coperte dall’Ocm vino (e non solo): fondi per la promozione nei Paesi terzi, ristrutturazione e riconversione dei vigneti, vendemmia verde, assicurazioni sul raccolto, fondi per lo sviluppo rurale, distillazione e così via. Nel frattempo, giovedì 4 luglio è fissata a Bruxelles una riunione dell’associazione dei produttori europei guidata da Lamberto Gancia (alla guida di Federvini), e venerdì 5 ci sarà il primo incontro al Ministero per lo Sviluppo Economico, che coordinerà le attività del Governo italiano in materia. Una notizia, in ogni caso, che preoccupa non poco i produttori italiani, tanto quelli che già esportano in Cina, che quelli che pianificano di farlo in futuro, perché dazi aggiuntivi potrebbero frenare la crescita del vino italiano soprattutto nella fascia media del mercato, che in prospettiva è quella che fa più gola a tutti, peraltro in un periodo in cui la Cina, in virtù di accordi economici bilaterali diversi, sta facilitando l’ingresso di vino di basso prezzo da Paesi come il Cile o l’Australia. La Commissione Ue, che si è detta “delusa”, secondo quanto si legge in una nota del portavoce del commissario al commercio Karel De Gucht, “di apprendere di questa azione da parte della Cina”. Bruxelles esaminerà “in dettaglio” se il caso cinese è “coerente con il quadro del Wto”.

Focus - Ue vs Cina: l’inchiesta mette a rischio +377% dell’export di vino. Lo dice Coldiretti
L’avvio ufficiale da parte della Cina dell’indagine antidumping e antisussidi nei confronti delle importazioni di vino europeo mette a rischio la crescita record delle esportazioni di vino made in Italy che, nel primo trimestre 2013, sono aumentate di ben il 377% sullo stesso periodo 2008, anno di inizio della crisi. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti, dopo la decisione del Governo di Pechino di avviare una indagine anti dumping nei confronti del vino importato dall’Unione Europea, in reazione alla scelta comunitaria di mettere dazi ai pannelli solari cinesi.
L’indagine avrà una durata di un anno ma potrebbe prorogarsi fino al 1 gennaio 2015 e colpirebbe soprattutto Francia, Italia e Spagna che esportano vino nel gigante asiatico dove - sottolinea la Coldiretti - si è registrato il più elevato tasso di aumento del pianeta nei consumi, che hanno raggiunto i 18 milioni di ettolitri, il quinto posto tra i maggiori paesi bevitori.
Nel 2012 il vino italiano ha realizzato in Cina un fatturato di 77 milioni di euro. “L’agroalimentare italiano non può essere oggetto di scambio e ancor meno di ritorsione come è avvenuto troppo spesso nel passato perché rappresenta uno dei pochi asset su cui può contare il Paese per tornare a crescere” ha affermato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel sottolineare che di fronte ad “un calo del 7% nei consumi interni di vino sono le esportazioni a salvare il bilancio del settore con un aumento complessivo del 10% nel mondo che sale all’11% in Cina”.

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