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EXPORT VERSO IL CREMLINO

Il vino italiano n. 1 in Russia ed in crescita: a WineNews il direttore Ice Mosca Pier Paolo Celeste

“Nel 2017 siamo tornati ai livelli del 2013, anno record, e nel 2018 si cresce ancora. È un mercato con grandi prospettive di sviluppo”
ICE-MOSCA, VINO MADE IN ITALY, Mondo
Pier Paolo Celeste, direttore dell'Ice di Mosca

Tra i grandi mercati emergenti, per il vino italiano, uno dei più interessanti è sicuramente quello di Russia. Dove una bottiglia straniera su tre è proprio made in Italy, e dove le prospettive di crescita sono decisamente positive. A raccontarlo a WineNews il direttore dell’Ice di Mosca Pier Paolo Celeste. “Quello russo è un mercato che cresce velocemente, e per il vino (nonostante il blocco del 2014-2015 dovuto alle controsanzioni imposte dalla Russia in risposta a quelle Ue per le vicende con Ucraina e Crimea, ndr), nel 2017 siamo ritornati ai livelli dell’anno record, il 2013. All’epoca, l’import di vino italiano fu di 263 milioni di euro, nel 2017 abbiamo toccato quota 255 milioni. Per rendere meglio l’idea, si può dire che in in Russia l’anno scorso sono entrate 290.000 bottiglie di vino italiano ogni giorno”.
Una posizione di leadership, quella del Belpaese enoico, che copre il 29% del vino di importazione, e che è forte soprattutto nella fascia media del mercato, quella tra i 4 ed i 10 euro a bottiglia, “dove l’Italia copre il 70% del mercato”, spiega Celeste, che sottolinea come “nel segmento top, sopra i 20 euro a bottiglia, siamo ancora dietro alla Francia, ma va detto che è una quota molto piccola del mercato del vino in Russia. Essere forti nella fascia media ha permesso a l’Italia del vino di essere ben distribuita in tutti i mercati, non solo a Mosca e San Pietroburgo, e aiuta anche la ristorazione tricolore, che in Russia è amatissima. Possiamo dire che tra i ristoranti stranieri di alto livello, nei primi 10 posti a Mosca, 8 sono italiani”.
Inoltre, il mercato del vino nel Paese, nonostante le regole restrittive sulla pubblicità, sta vivendo un momento di sviluppo importante, anche grazie alla stretta sui superalcolici voluta dal Governo. “Ci sono regole molto restrittive in questo senso, e per chi viene trovato a guidare in stato di alterazione, per esempio, c’è il ritiro della patente per 2 anni, e questo sta penalizzando i consumi di superalcolici a favore del vino”.
Il che apre grandi prospettive, se si considera che il nettare di Bacco oggi vale solo il 10% del mercato degli alcolici in Russia. Un mercato enoico, peraltro, dove l’80% è coperto dalla produzione nazionale, ed il 20% dai vini stranieri, e che premia soprattutto la fascia media di prezzo (quella dove l’Italia domina) e che vale il 54% del mercato totale, seguita da quella più economica (fino a 4 euro a bottiglia), che pesa per il 39%, mentre quella “superiore” (tra i 10 ed i 20 euro a bottiglia) vale “solo” il 6%.
E dopo un 2017 più che positivo, per il vino italiano, le cose vanno bene anche nel 2018: secondo i dati delle dogane russe elaborati dall’Ice, tra gennaio ed aprile 2018, le importazioni di vino italiano hanno toccato i 61 milioni di euro, in crescita del 4,5% sullo stesso periodo 2017, con il Belpaese che si conferma leader, nonostante il recupero della Francia, a quota 42 milioni di euro, con un balzo del 15,3%. Vino italiano che, peraltro, si conferma punta di diamante dell’export agroalimentare italiano in Russia che, nel complesso, ha toccato quota 768 milioni di euro nel 2017, e 237 milioni di euro nei primi 4 mesi del 2018.
“Uno dei punti di forza del nostro Paese è la varietà dell’offerta: è impossibile non trovare almeno una tipologia di vino italiano che piaccia ai palati dei russi, sebbene per molti aspetti diversi dai nostri. Quello che serve per crescere ancora è continuare a fare educazione a questa diversità, che è anche la nostra missione, come Ice, e che svolgiamo, in Russia, in alcuni appuntamenti principali, che sono la Fiera Prodexpo, specificamente dedicata al vino a febbraio, la Borsa Vini ad aprile, l’evento “Solo Italiano”, dove lavoriamo selezionando buyer e importatori da tutta la Russia, che è un Paese grande 58 volte l’Italia, dove ci sono 16 città oltre il milione di abitante, il “World Food” in settembre, per poi per finire con Vinitaly Russia in novembre. Senza dimenticare l’attività di incoming che facciamo per gli eventi in Italia, a partire da Vinitaly a Verona, dove puntiamo su una selezione rigida di operatori, selezionando quelli che hanno realmente mostrato intenzione ad acquistare vino italiano da importare in Russia, perché per noi contatti e contratti vanno di pari passo”.
Un quadro positivo, dunque, nel complesso, per l’Italia del vino in Russia, ma da seguire con attenzione. “Le tensioni internazionali sicuramente hanno un ruolo - commenta Celeste - lo vediamo con le sanzioni alle importazioni su alcune merci, che peraltro sono previste in vigore fino al 2019, anche se è auspicabile ed immaginabile che vengano rimosse. Ma dobbiamo tenere presente che è un grande Paese, e se è vero che l’Italia gode di una grande reputazione ed ammirazione, è altrettanto vero che è in atto un grande processo di reindustrializzazione che farà della Russia un competitor per il suo mercato. Non solo per il vino, con la produzione nazionale concentrata nel Sud del Caucaso, ma per tutta la produzione agroalimentare, visto che con il riscaldamento climatico, si stima che con l’innalzamento di 1-2 gradi, entro il 2030 ci saranno 140.000 ettari di terreni coltivabili in più. Ma dobbiamo segnalare che, purtroppo, spesso la Russia è descritta da gente che non la conosce, ed il danno è notevole. Lo vediamo con aziende che vengono qui per la prima volta, e trovano un quadro del tutto diverso da quello che si aspettano. È un mercato difficile ma non impossibile, ha delle regole come tutti i mercati, va conosciuto, e l’Ice è qui anche per fornire tante informazioni. È un mercato che può essere sviluppato ancora, e dove lavorare con fiducia”.

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