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TENDENZE

Dagli Usa al Regno Unito, le tendenze di due mercati enoici fondamentali secondo Wine Intelligence

In Uk meno quantità e più qualità, giù i vini fermi e crescono gli sparkling. Che fanno boom anche in Usa, con l’Italia in testa
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Nel segno delle bollicine la crescita del vino in Usa come in Uk, dice Wine Intelligence

Al netto delle dinamiche geopolitiche di questi tempi, gli Stati Uniti ed il Regno Unito restano, in termini di consumo di vino, due superpotenze. I primi per i volumi ed i valori, il secondo anche per la sua storica capacità di anticipare tendenze che, prima o poi, diventano mondiali. Strutturali anche per il Belpaese, che vede gli States il suo primo partner mondiale, e nell’Uk il terzo. Due mercati su cui è tornata a puntare la lente l’agenzia di ricerca Wine Intelligence. Secondo la quale, nel Regno Unito, ci sono dei trend chiave da tenere d’occhio. Il primo, evidente, è che il consumo di vini fermi continua a mostrare un consistente declino, mentre il fenomeno degli sparkling wine, con il Prosecco che domina, nonostante una leggera flessione dopo il boom degli ultimi anni, ma anche con la crescente produzione domestica, è più solido che mai. Nello stesso tempo, in attesa che i celeberrimi Millennials impattino in maniera sostanziale sui consumi di vino inglesi, i consumatori abituali invecchiano, e consumano sempre meno vino, prediligendo la qualità. E quindi, nonostante un consumo minore in volume - sui cui, secondo Wine Intelligence, starebbe influendo anche una risposta agli appelli delle istituzioni ad un consumo più moderato di alcolici da parte degli inglesi – il giro d’affari legato al vino potrebbe comunque crescere, grazie allo spostamento su prodotti di fascia più elevata. Altro aspetto da tenere in considerazione, è il fatto che gli appassionati di vino inglesi si dicono sempre più curiosi nello sperimentare nuovi territori e stili, soprattutto nella fascia che va dai 25 ai 54 anni. Chiaramente, tiene banco la Brexit, e se il trade cerca di anticipare quelli che potranno essere i cambiamenti sul mercato del vino, i consumatori sembrano poco preoccupati almeno sul fronte enoico.
In Usa, invece, Wine Intelligence ha cristallizzato il cambiamento dei consumi suddividendo il mercato in nuovi segmenti che definiscono i consumatori.
Si va dai “Senior Bargain Hunters” (26% del totale),
consumatori che hanno una grande conoscenza di vino, e che puntano a bottiglie di fascia altra, i “Premium Brand Suburbans” (19%), adulti di mezza età, frequenti bevitori di vino, ma tra i più risparmiatori, fedeli ai vini e alle marche che conoscono, e ancora i “Contented Treaters” (17%) che sono invece i bevitori benestanti di mezza età che spendono molto per il vino, ma che se lo bevono di rado. Poi, entrambi con il 14%, ci sono i “Social Newbies” (14%), i più giovani consumatori, con minore capacità di spesa e ancora scarsa conoscenza del vino, e i “Kitchen Casuals”, che bevono vino solo occasionalmente e senza troppo interesse. Infine, con il 10%, gli “Engaged Explorers”, i consumatori vino più esigenti, e sempre in cerca di nuovi vini da tutto il mondo.
Ma se questo è il quadro generale in Usa, merita un approfondimento a parte, anche dall’altra parte dell’Atlantico, il boom delle bollicine, grazie al quale si registra la sostanziale tenuta dell’export enoico italiano nel States. E non a caso, sottolinea Wine Intelligence, se gli spumanti di importazione valgono la metà del mercato Usa, di questi il 36% viene dall’Italia, che non solo è leader, ma che nei prossimi anni sarà anche il Paese che crescerà di più, con un tasso del 9% all’anno. Anche se la metà dei consumatori di bollicine si dice aperta e pronta a sperimentare con nuove tipologie e territori. Tuttavia, il consumo di bollicine in Usa, seppur in crescita, è ancora un consumo da occasione, da festa, da evento speciale, sia nel casa nel fuori casa. Ma, ancora, c’è da lavorare sulla conoscenza: più del 50% di chi beve sparkling wine in Usa si sente poco competente in materia di bollicine. Ancora, se il Belpaese domina in volumi, emerge che lo Champagne è sempre considerato come il massimo della qualità possibile, mentre gli spumanti made in Usa e l’Asti sono quelli considerati con il miglior rapporto qualità prezzo, mentre il Prosecco e gli sparkling aromatizzati con la frutta sono sempre più visti come “bevande sociali”.
L’australiano Yellow Tail e Barefoot Bubbly (di proprietà del colosso americano Gallo) sono i due marchi che vendono di più in assoluto, mentre il brand icona dello champagne, Dom Perignon, è il n. 1 in termini di notorietà.

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