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EXPORT ENOICO

Germania, cresce l’import di vino, Italia leader. Ma i prezzi restano bassi e pesano i discount

I numeri Ice di Berlino, alla vigilia di Prowein, tra le più importanti fiere enoiche al mondo (17-19 marzo, Dusseldorf) con l’Italia protagonista
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Mercato complesso e giocato sui centesimi, la Germania è Paese fondamentale per il vino italiano

Se tutto sommato il 2018 per il vino italiano è stato positivo in Usa (1,9 miliardi di dollari le esportazioni in valore, +6,8%, per 3,4 milioni di ettolitri, +1,2%, secondo i dati dello US Department of Commerce, analizzati da Ice di New York), il saldo dovrebbe chiudersi in positivo anche in Germania, seconda piazza mondiale per le etichette del Belpaese. Secondo i dati Eurostat, analizzati dall’Ice di Berlino, il Belpaese ha spedito in Germania poco meno di 500 milioni di litri di vino (in leggera flessione sul 2017), a fronte di un incasso di 886 milioni di euro (+1,2%), nei primi 11 mesi del 2018. Mercato strategico (e vicino) dunque, per l’Italia del vino, che ha una market share del 35% in valore e del 36% in volume, ma non semplice, e dove la questione del prezzo bassissimo è tutt’altro che risolta, visto che il prezzo medio del vino importato in Germania è appena di 1,65 euro al litro, nella media, e addirittura di 1,59 euro per l’Italia (dato 2017).
Nel complesso, comunque, quello tedesco è un mercato in crescita, e tra gennaio e novembre ha importato 2,38 miliardi di euro di vino (+2,2% sul 2017), e dietro all’Italia, tra i principali competitor, ci sono Francia (629,9 milioni di euro, +3,7%) e la Spagna (392,5, +5,9%). Ecco lo stato dell’arte, dunque, alla vigilia di Prowein (www.prowein.it), una delle più importanti fiere enoiche nel panorama internazionale, di scena a Dusseldorf dal 17 al 19 marzo, con l’Italia che, come accade da anni, sarà il Paese con il maggior numero di cantine in expo, mentre la Francia sarà, quest’anno, il “Paese d’Onore”.

Analizzando nel dettaglio, l’export di vino italiano, in Germania è fatto al 70% da vini fermi in bottiglia, in quantità, con gli sfusi al 18,2%, e gli spumanti al 9%. In valore, il 40,4% è imputabile a vini rossi Dop e Igp, il 18% ai bianchi a denominazione e indicazione geografica, il 9,5% agli spumanti, il 10% ai vini frizzanti, ma c’è anche una corposa quota, pari al 21%, fatta da vini generici. Mercato, quello tedesco, dove la bevanda alcolica preferita è ovviamente, la birra, che vale il 77% dei consumi di alcolici, mentre vino e spumanti valgono insieme il 19%. Percentuali, però, che nascondo un consumo pro-capite di vino piuttosto elevato, intorno ai 25 litri all’anno tra prodotti fermi e spumanti.
E dove, tra i criteri d’acquisto, il vitigno è considerato elemento top dal 32% dei consumatori (e molto importante dal 19%), ma più di tutto conta il prezzo, indicato come importante dal 40% dei tedeschi (e come molto importante dal 10%), ancora di più che la zona di produzione (importante per il 33% e molto importante per il 13%).
Non stupisce dunque, che il 47,5% dei volumi venduti (ed il 33% dei valori) siano mossi dal canale dei discount, mentre supermercati e ipermercati valgono il 24,6% del mercato in quantità ed il 27% in valore, con due sole catene, peraltro, ovvero Aldi (24%) e Lidl (13%) che da sole muovono oltre una bottiglia su tre.

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