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LA RIFLESSIONE

Vino, se il marchio del produttore è più forte della denominazione e del brand “Italia”

Il pensiero di Thomas Hyland, firma storica del celebre magazine economico “Forbes”. “Marchi come Gaja, Sassicaia o Masseto, vanno oltre”
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Se i brand aziendali sono più forti di Dop e di Italia, la riflessione di Tom Hiland (Forbes)

Per un sistema come quello del vino italiano, che basa la sua struttura sul sistema delle denominazioni, l’appartenenza di un’etichetta ad una Dop o ad una Igp è, sicuramente, un valore aggiunto. Come lo è, di per sé, il “brand” Italia. Eppure, alcuni dei più grandi vini del Belpaese, soprattutto quelli che fanno parlare di sé per le loro performance sul mercato degli investimenti e delle aste, hanno marchi ormai talmente forti da andare oltre al territorio e all’Italia, riconoscibili al punto tale da fare quasi “ombra” al brand delle proprie denominazioni, o del Belpaese stesso. È una delle riflessioni, a WineNews, di Tom Hyland, storica firma enoica di “Forbes”, il magazine economico più letto ed influente in Usa e non solo, che da oltre vent’anni scrive di vino italiano.
“È un’ottima cosa, per il vino italiano, che il Sassicaia, così come il Masseto ed i vini di Gaja, per esempio, stiano raccogliendo grande successo, dimostra che l’Italia può produrre grandissimi vini. Però - frena Hyland - prendiamo proprio il caso di Gaja: è prima di tutto il vino di Gaja, solo in secondo luogo è un Barbaresco, e questo vale anche per il Sassicaia ed il Masseto (che è addirittura un Igt Toscana, ndr). Sono vini unici a cui si avvicinano investitori e collezionisti che li considerano come alternative a Bordeaux e Borgogna, più che come espressioni della viticoltura italiana. Sono brand talmente potenti da fare ombra sia alle denominazioni che rappresentano, sia allo stesso brand Italia.
È sicuramente un fenomeno positivo, ma non rappresentativo del vino italiano, specie perché, quando si parla di Masseto e Sassicaia, si parla di vini prodotti con varietà internazionali”.

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