Se nel 2020 il vino, nel fuori casa in Italia, ha perso il 37% del giro d’affari sul 2019 (gli spirits a - 41%), tra chiusure e limitazioni imposte alla pandemia, in avvio di 2021 il quadro è ancora più tetro: nel primo trimestre 2021 si stima una perdita del -87% per il vino (sempre sul 2019, ultimo anno “normale” prima della pandemia) e del -90 per gli spirits. Dati che arrivano dall’analisi Tradelab per Federvini, illustrata nel Forum International Horeca Meeting, di scena oggi e domani, in digitale, firmato da Italgrob, la Federazione Italiana Distributori Horeca di Confindustria.
“Sono dati che parlano da soli - sottolinea il presidente Federvini, Sandro Boscaini - e le perdite registrate da tutti i canali legati all’ospitalità ed alla socialità, e con il blocco dei flussi turistici, non sono compensate dalle vendite nel canale della Gdo né dal canale e-commerce, sebbene in Italia abbiamo riscontrato una performance promettente: secondo i dati Wine Monitor Nomisma, l’e-commerce registra un incremento del 105% nel 2020 (sul 2019) per l’acquisto di vino. L’horeca resta, comunque, il canale privilegiato, in particolare per i prodotti di gamma più alta e, in generale, per lo sviluppo della filiera vinicola nazionale e internazionale”.
Guardando al futuro, il presidente Federvini Boscaini sottolinea la necessità di costruire alleanze per favorire la ripartenza: “in questo senso stiamo lavorando ad una campagna europea volta a sensibilizzare la Commissione a supportare al meglio questi settori che sono stati tra i più penalizzati dalla pandemia. Sul fronte nazionale, invece, stiamo attivando delle alleanze con Federturismo per testimoniare l’interconnessione tra i nostri mondi e valorizzare l’impegno comune a ricominciare in sicurezza. Il piacere del viaggio, il piacere della gita motivata da interessi culturali, artistici, paesaggistici, sportivi, agroalimentari sappiamo che è una molla pronta a scattare. Oggi occorre studiare anche nuove formule che intercettino di più la ricerca di esperienza degustative, anche come parte di un percorso di formazione. Dobbiamo lavorare meglio sulla conoscenza dei prodotti offerti in consumo, sui territori di appartenenza, accompagnare la diversa modalità di consumo, dal bicchiere alla bottiglia”.
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