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Il Gusto

“Così lo champagne cambia per natura” … Séverine Frerson, prima chef de cave di Perrier Jouet: “Il nostro modello rispetta l’ambiente attraverso la viticoltura rigenerativa Solo così possiamo lasciare ai giovani vigneti sani”… L’Atlante del vino è un libro in costante aggiornamento. Per effetto dei cambiamenti climatici che stanno determinando un significativo riscaldamento globale, da anni ormai la Champagne non è più la regione europea posta maggiormente a Nord dove si produce vino di qualità. Ma se nel Kent o nel Sussex inglesi c’è chi sta tentando con qualche successo la strada delle bollitine, “anche a Epernay non dormiamo affatto sugli allori” ci confessa Séverine Frerson, chef de cave della raffinata maison Perrier-Jouët che a Verona, in occasione del Vinitaly, ha guidato un’esperienza di degustazione unica, mettendo in risalto l’evoluzione dello stile floreale e l’eleganza delle cuvée Belle Epoque in parallelo con le trasformazioni del territorio dovute al climate change. “Il problema del surriscaldamento esiste e dobbiamo affrontarlo, senza nasconderci dietro a un dito - dice senza mezzi termini Séverine Frerson -. La nostra maison è stata fondata nel 1811 da una coppia che condivideva l’amore per la natura e la passione per l’arte, noi abbiamo il dovere e l’ambizione di garantire un futuro sostenibile e di qualità per almeno altri 200 anni”. Anche perché, per l’ottava chef de cave e prima donna a guidare la storica maison francese, “il cambiamento è iniziato a partire dagli anni 2000. L’ultima raccolta delle uve a ottobre risale al 2013, poi si sono alternate vendemmie settembrine e d’agosto, con una tendenza ad anticipare sempre più marcata, associata a gradazioni più elevate e acidità più basse. Ormai abbiamo un bagaglio di conoscenze che possiamo utilizzare con efficacia, traendo gli insegnamenti dalle annate passate e lavorando per anticipare l'andamento delle prossime vendemmie”. Perpetuare lo stile e la qualità dello Champagne Perrier-Jouët, introducendolo in una nuova era. E così che Séverine Frerson vede la sua missione: “La cantina si è sempre evoluta in simbiosi con la natura, un ecosistema complesso in cui tutte le specie, compreso l’uomo, sono interdipendenti, con diversi gradi di influenza, ma alla fine emerge un equilibrio. Un magnifico equilibrio che PerrierJouet vuole aiutare a preservare navigando nei capricci del clima e sperimentando nuovi metodi di viticoltura più sostenibili”. La passione è dalla sua parte. Quella stessa passione che ha portato Séverine Frerson, appena quindicenne, a scegliere l’enologia come sua futura carriera, sfidando chi le diceva che era un mondo di soli uomini. Sotto la guida della chef de I cave, la maison sta intensificando le sue iniziative ambientali per raggiungere obiettivi ambiziosi. Dopo aver promosso la biodiversità con l’installazione di alveari, la messa a dimora di alberi, arbusti e siepi, dopo aver ottenuto la certificazione di sostenibilità e dopo aver eliminato gli erbicidi nei vigneti, nel 2020 Perrier-Jouët ha avviato un nuovo modello di viticoltura ispirato al ciclo della natura. “La viticoltura rigenerativa permette di agire sul suolo, sulle specie locali e sulle persone - spiega Frerson -. Al ritmo dettato dalla natura, i primi risultati delle sperimentazioni sono attesi per il 2025. Se saranno decisivi, prenderemo in considerazione una trasformazione profonda del vigneto. L’obiettivo è quello di trasmettere alle generazioni future un terroir in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici, limitando l’influenza delle attività umane sull’ecosistema di cui tutti facciamo parte”. Ma come sarà lo Champagne del futuro? “Lavoriamo per rispettare lo stile complesso e floreale che contraddistingue Perrier-Jouët, a cominciare dalla decisione dei fondatori di fare dell’uva Chardonnay la firma della maison, ma ascoltiamo anche l’opinione dei consumatori che assaggeranno i nostri vini tra 10 o 20 anni.112022, così caldo e secco, sarà senza dubbio un anno da monitorare e da studiare con attenzione, perché se in futuro si ripresenteranno le stesse condizioni potrà offrirci molte istruzioni d’uso, a partire dalla necessità di fermare la fermentazione malolattica per conservare l’acidità naturale dell’uva e ricavare il massimo di freschezza possibile. Stiamo facendo esperimenti per distanziare i filari e per aumentare l’altezza delle spalliere. Il nostro primo obiettivo è quello di riuscire, come hanno fatto le generazioni precedenti, a trasmettere a quelle successive un vigneto di qualità, fertile e rigoglioso”.

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