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La Verità

Il Prosecco ha vinto una battaglia Ma il vino perde la guerra col green … Le bollicine italiane sono riuscite a difendersi dall’assalto dei croati in sede europea, tuttavia i costi indotti dalle follie ecologiste rendono difficile la produzione: in Francia hanno cominciato a sradicare i filari di viti… It Prosecco è salvo, il vino un po’ meno. In una giornata - quella di giovedì - in cui sull'Italia dall’Europa è piovuto di tutto: dalle accuse di omofobia all’altolà sui balneari, abbiamo raccolto due successi significativi. Il Parlamento cli Strasburgo si è convinto che la Dop economy, vale 8o miliardi, è un beneficio per tutti e 27 i paesi dell’Unione. Noi con 19 miliardi facciamo un quarto del fatturato dei prodotti Dop e Igp, ma francesi, spagnoli, greci hanno tutto l’interesse a cercare di difendere queste “specialità” dalle grinfie della Commissione che vorrebbe azzerare le produzioni agricole perché “sono nemiche dell’ambiente”. Gli eurodeputati evidentemente pensano il contrario e hanno dato uno stop. Lo sanno anche i croati che appena entrati nell’Unione hanno piantato la grana Prosek. un vino passito che si fa nel sud della Dalmazia con uve Bogdanuàa, Maragtina, Vugava e Plavac Mali. E un prodotto tradizionale (al massimo si arriva a 50.000 bottiglie) ma ha un vantaggio : si chiama più o meno come il nostro Prosecco (i miliardo di bottiglie, quasi 3 miliardi di fatturato tra Conegliano Valdobbiadene, Asolo e Prosecco Doc di cui due terzi dall’export) e fare uno spumantino dalmata per stare in scia con il “colosso” italiano poteva essere molto conveniente. Perciò pretendevano di tutelare il loro nome e cancellare le, nostre bollicine. Invece Strasburgo ha dato loro torto grazie al lavoro di tessitura diplomatica fatto dai parlamentari italiani e in particolare dal relatore della commissione agricoltura, l’onorevole Paolo De Castro (è stato ministro agricolo in Italia) che - malgrado sia eletto nel Pd - ha sempre criticato la maggioranza Ursula in fatto di politiche agricole. Il Parlamento europeo ha votato nel pacchetto di emendamenti sulle nuove regole per i prodotti Dop e Igp una norma che dice: “E vietato anche per i prodotti tradizionali evocare in etichetta nomi di prodotti a denominazione d’origine protetta o a indicazione geografica protetta”. Così Prosek bocciato e Prosecco salvo. Le novità sono molte e hanno messo in salvo i vini e tutti gli altri prodotti dalla certificazione dell’ufficio brevetti, hanno restituito ai consorzi dei produttori la piena potestà sulle denominazioni snellendo anche le procedure per la modifica dei disciplinari e incoraggiando il turismo, hanno esteso la protezione dei marchi anche online. C’è un passagio che suona come una smentita delle politiche sin qui caldeggiate dalla von der Leyen. Sottolinea Paolo De Castro: “La natura stessa delle Ig e la loro tradizione secolare confermano come questi prodotti siano sostenibili di per sé. E stata eliminata la delega alla Commissione per le norme di sostenibilità perché andrebbe contro la tutela delle specificita delle singole produzioni e filiere”. E il primo vero altolà che la Commissione subisce sul “delirio green”. Se l’opera fatta a Strasburgo porta un po’ di respiro le cantine vedono il bicchiere mezzo vuoto. I costi indotti dalle norme europee sul green hanno fatto lievitare i prezzi di tutto: dal vetro all’energia e c’è l’incognita sugli imballaggi che - come denunciato dalla presidente di Federvini Micaela panni - rischia di- dare una pesante mazzata ai bilanci. A fronte di ciò c'è una caduta dei consumi. Nella grande distribuzione i primi tre mesi vanno in archivio con un calo del 5%. Ma anche l’export è fermo: è sotto i livelli del primo trimestre dello scorso anno che ci ha fatto segnare il record di 8 miliardi. Lo certifica la Commissione europea - anche se non può dirlo è molto soddisfatta di ciò visto che ha promosso le etichette allarmistiche dell’Irlanda - che scrive: “I consumi di vino si attesteranno in Europa a 22,5 litri pro capite annuo, un livello inferiore del pre pandemia e al di sotto della media degli ultimi cinque anni”. In Italia Federvini segnala: “Il 2023 non sarà un anno facile: costi lievitati, vendite in flessione anche a seguito degli allarmi diffusi dall’Europa, crollo della redditività, Il Mol - margine operativo lordo - sarà cli 530 milioni cli euro contro il miliardo e 400 milioni dei 2022 e i3,4 miliardi del 2021”. Le cantine guadagneranno molto meno, ma non fanno come in Francia, si tengono stretto il vino che hanno stoccato: circa una vendemmia e mezzo (più o meno 60 milioni di ettolitri). A Bordeaux invece è previsto l’espianto di 10.000 ettari di vigna per arginare il surplus della produzione. Emmanuel Macron ha offerto 6.000 euro a ettaro di compensazione, i vigneron ne vogliono il doppio. Lo stesso vale per il Rodano. La Francia vuole perdere il 10% dei suoi vigneti e avviare una campagna di distillazione del vino eccedente. I produttori chiedono un indennizzo pari a 200 milioni di euro. Il ministro agricolo Marc Fesneau ha 40 milioni, il resto lo chiede all’Europa, però ha concesso la dilazione del rimborso dei finanziamenti che le cantine hanno ricevuto durante la pandemia fino a 10 anni. Bruxelles su questi aiuti di Stato tace. In Europa la le e non è uguale per tutti.

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