L’Abruzzo del vino cala un “poker d’assi”, una sorta di “all in”, per restare nel gergo, per cambiare le sorti di una delle Regioni più importanti del vino italiano, da un punto di vista produttivo, ma che da sempre sconta un riconoscimento in valore troppo basso rispetto alla qualità dei suoi vini, e che ha la necessità di definire meglio le sue identità, per un territorio vitato di oltre 33.000 ettari, fatto di tante diversità che devono emergere ed essere raccontate in bottiglia e nel calice. E così, dalla vendemmia 2023, le tipologie “Superiore” e “Riserva” saranno ad esclusivo appannaggio delle quattro sottozone che ora costituiscono il vertice della piramide qualitativa abruzzese, ovvero Terre di Chieti, Terre de L’Aquila, Colline Pescaresi e Colline Teramane. Una rivoluzione voluta dal Consorzio Vini d’Abruzzo guidato da Alessandro Nicodemi, per creare un Abruzzo del vino a “filiera corta”, e per valorizzare le differenze che, nelle diverse sottozone, sanno esprimere il Montepulciano, tra i più grandi rossi italiani e il più identificativo, rappresentando oltre l’80% dei vini a denominazione della Regione, il Trebbiano, l’anima bianchista e tra i più importanti bianchi italiani da invecchiamento, il Cerasuolo, la prima Denominazione rosata d’Italia, l’Abruzzo Doc, ovvero “il plus”. Una rivoluzione che è la news della “Abruzzo Wine Experience 2023”, di scena, domani 7 giugno, nella Tenuta Coppa Zuccari, a Città Sant’Angelo (Pescara), con il “Grand Tasting Vini d’Abruzzo 2023” (riservato ai media italiani ed internazionale) ed il premio giornalistico “Words of Wine - Parole di Vino”, e l’8 giugno, con il tour in tante cantine d’Abruzzo.
Un cambio di rotta deciso, voluto e necessario, per l’Abruzzo del vino, come spiega, a WineNews, Alessandro Nicodemi, presidente Consorzio Vini d’Abruzzo: “Montepulciano d’Abruzzo è la seconda denominazione di vini rossi fermi dopo il Chianti, per dimensione, a livello produttivo. Ma la realtà è che il 50% della produzione di Montepulciano d’Abruzzo Doc, che nel complesso è sui 130 milioni di bottiglie, viene commercializzata dai grandi imbottigliatori che la imbottigliano un po’ ovunque. Ed allora per valorizzare di più il territorio, o meglio i territori della Regione, le differenze che i nostri vitigni, Montepulciano, Trebbiano e Cerasuolo esprimono in ognuno di essi, e per creare un vertice qualitativo della piramide che sia al 100% “made in Abruzzo” - spiega Nicodemi - abbiamo deciso che le sottozone Terre di Chieti, Terre de L’Aquila, Colline Pescaresi e Colline Teramane, che saranno le uniche a poter riportare in etichetta le tipologie Superiore e Riserva, che ovviamente hanno disciplinari più restrittivi sulla Doc, a partire dall’obbligo di imbottigliamento in zona, ma non solo. E questo per spingere sempre di più i produttori a creare un prodotto di maggior valore e che identifichi davvero l’Abruzzo del vino. La modifica è già operativa, e partiremo con la vendemmia 2023, e ci aspettiamo che, nel giro di 3-4 anni, si arrivi al 10-15% della produzione imbottigliata, come Superiore o Riserva con le sottozone. Inoltre, siamo convinti che così facendo per ogni sottozona emergerà la maggiore vocazionalità di un vitigno rispetto agli altri, andando a creare nel tempo una sempre maggiore definizione, oltre che un innalzamento della qualità dei vini”. L’intento, dunque, è quello di creare un vertice qualitativo più identitario e capace di raccontare davvero l’Abruzzo del vino ai mercati del mondo.
Quell’Abruzzo enoico che la celebre rivista Usa “Wine Enthusiast” ha eletto com “Wine Enthusiast‘s Region of the Year” 2022 nei sui “Wine Stars Awards”. Che è una terra tutta da scoprire, con i suoi luoghi ricchi di storia e leggende, custode di una natura protetta per un terzo tra gli Appennini e il Mar Adriatico, dove si pesca ancora con i trabocchi, vocato al turismo slow e “del silenzio” lungo gli antichi “tratturi” della pastorizia e della transumanza, un terra incantata. Che ora, dunque, a livello vinicolo, punta su 4 sottozone ricche di storia. Dalle Terre di Chieti il più grande distretto dell’Abruzzo del vino - tra una delle città più antiche d’Italia, fondata secondo leggenda dal guerriero Achille, e la Costa dei Trabocchi, uno dei “gioielli” della Regione paragonati dal grande poeta abruzzese Gabriele D’Annunzio a “ragni colossali”, e custode di piatti della cucina contadina come la pasta alla chitarra e la “Pizz e Foje” - alle Terre de L’Aquila, un territorio “magico” - tra L’Aquila, la città delle 99 piazze, 99 chiese e 99 fontane, colpita dal terremoto ma che “Immota manet” di virgiliana memoria, il Gran Sasso, Parco più grande d’Italia e “montagna sacra” del “Gigante che dorme”, la Majella, la “montagna madre” della “Bella Addormentata d’Abruzzo”, con i suoi eremi che raccontano la storia di Papa Celestino V, citata da Dante nella “Divina Commedia”, la Rocca di Calascio, set di tanti film, e i “tratturi” di Campo Imperatore, il “piccolo Tibet” dove fu imprigionato Mussolini, simbolo della pastorizia transumante e dei piatti di carne ovina, accanto ai legumi come le Lenticchie di Santo Stefano Presidio Slow Food. E ancora, dalle Colline Pescaresi - che hanno dato i natali, a Pescara, ad uno dei più grandi intellettuali di tutti i tempi come D’Annunzio, il Vate “muto coppiere” che al vino “dono di Dioniso” e della sua terra natale, l’Abruzzo appunto, ha dedicato versi tra i più belli, spesso mescolati all’eros, pura “poesia in bottiglia”, ma anche agli arrosticini di pecora e alla pasta alla mugnaia - alle Colline Teramane - l’Aprutium romano da cui è derivato il nome Abruzzo, terra di borghi tra i più belli d’Italia come Teramo, delle “Sette sorelle d’Abruzzo”, tra le prime mete balneari d’Italia con le loro bellissime spiagge, e di “tesori” come la Fortezza di Civitella del Tronto, ultimo baluardo dei Borboni e del Regno delle Due Sicilie ad arrendersi all’Unità d’Italia, e dell’Area Marina Protetta della Torre del Cerrano, ma anche di piatti-simbolo come “Le Virtù”, le “Mazzarelle” e le “Scrippelle ’mbusse”, antesignane delle crêpes francesi.
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