Il 2024 inizia per l’Italia del vino con una triste notizia e la scomparsa di una delle personalità che più hanno inciso nella sua storia e nel suo successo. Si è spento, stanotte a Roma, il Cavaliere del Lavoro Ezio Rivella, il primo enologo-manager del vino italiano, una figura nata proprio con lui e grazie alla sua grande visione imprenditoriale, universalmente riconosciuto come uno dei “padri” dell’enologia moderna e per questo a lungo presidente dell’Associazione Enotecnici Italiani e primo italiano alla guida dell’Associazione Mondiale degli Enologi, fondatore del Centro Studi Enologici, e tra gli Anni Novanta del secolo scorso e i primi Anni Duemila, presidente del Comitato Nazionale Vini Doc del Ministero dell’Agricoltura, vicepresidente dell’Office International de la Vigne e du Vin di Parigi e alla guida dell’Unione Vini-Confederazione Italiana della Vite e del Vino. Nato a Castagnole Lanze, 90 anni fa, nel 1933, la sua vita per il vino, ne fa fin da subito uno degli enologi più famosi d’Italia, che, dal Piemonte delle origini, lo vede iniziare la sua attività come direttore tecnico e commerciale di cantine sociali, costituire in tempi non sospetti una società di engineering e consulenza enologica, fino all’epopea di Banfi, con la famiglia italo-americana Mariani, uno degli investimenti più grandi di tutti i tempi della storia del vino mondiale, che, a partire dagli anni Settanta del Novecento, ha portato alla creazione dal niente di una delle aziende leader del vino italiano e del Brunello di Montalcino, che ha portato le nostre etichette nei mercati di tutto il mondo e posto le basi per la loro fortuna. E dopo il quale nulla è stato più come prima, anzi, come amava definirlo lo stesso Rivella, è nato il “nuovo” mondo del vino. Un pioniere, senza aggiungere per il momento altre parole.
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