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A VINITALY 2024

“I grandi vini autoctoni italiani”: a “tu per tu” con la ricchezza varietale del Bel Paese enoico

Una degustazione di etichette affermate e nuove con Luciano Ferraro, vicedirettore “Corriere della Sera”, e Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi

I vini ottenuti dal ricchissimo giacimento varietale del Bel Paese, che raccoglie almeno 600 vitigni, con la scoperta di altre varietà sempre possibile. Ecco i protagonisti assoluti del grand tasting di Vinitaly 2024, di scena ieri a Verona, dedicato a “I grandi vitigni autoctoni italiani”, una degustazione d’eccezione, guidata da Luciano Ferraro, vicedirettore del “Corriere della Sera”, e Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi e co-presidente Union Internationale des Oenologues, che ha ricordato, se ce ne fosse ancora bisogno, uno dei punti di forza fondamentali del vino italiano: la sua irraggiungibile ricchezza ampelografica. Un viaggio da Nord a Sud che ha coinvolto 12 aziende scelte tra marchi ormai consolidati e cantine nate da pochi anni.
Ad aprire l’assaggio dello staff di WineNews, i vini bianchi con l’Etna Bianco Contrada Arcuria 2022 di Restivo Vini, dai profumi di fiori e frutti gialli maturi, tocchi di vaniglia e rimandi balsamici. In bocca, il sorso è dolce e largo, dallo sviluppo continuo e dal finale profondo. Ci sono addirittura alcune suggestioni borgognone, specialmente negli aromi dei legni di affinamento per il Trebbiano d’Abruzzo La Botte di Gianni Riserva 2016 di Masciarelli, che profuma di cedro e fiori di ginestra ad accompagnare una progressione gustativa grassa e intensa. Sono i frutti gialli maturi a predominare tra i profumi del Castelli di Jesi Verdicchio Classico Tardivo ma non Tardo Riserva 2020 di Santa Barbara, che fa sentire anche tocchi di fiori di ginestra e mandorla. La bocca è dolce e corposa, dal finale pieno e lungo. Passando ai rossi, il Chianti Classico Badia a Passignano Gran Selezione 2020 di Antinori, profuma di frutti scuri, spezie e sottobosco, ad incrociare una progressione gustativa solida, succosa e ben profilata, dal finale incisivo. Affascinante, ma non è la prima volta, il Faro 2016 di Palari, dai profumi affumicati con cenni di piccoli frutti rossi e agrumi. In bocca, il sorso è snello e vivace, dallo sviluppo gustoso e dal finale croccante. Fruttato intenso e rigoglioso per il Cirò Rosso Classico Superiore Duca Sanfelice Riserva 2021 di Librandi, dal gusto pieno e succoso. Piacevolmente fragranti gli aromi di fragola, mirtillo e macchia mediterranea del Noto Nero d’Avola 2021 di Planeta, dal gusto sapido, contrasto e continuo. Austero nei suoi profumi di terra liquirizia e frutta rossa matura il Barolo Prapò 2011 di Ceretto, dalla bocca avvolgente che termina in una bella nota balsamica. Potente fin dagli aromi ricchi di frutti rossi e spezie il Montepulciano d’Abruzzo TorrePasso 2019 di Nododivino, dalla progressione gustativa intensa e continua. Tripudio di frutti rossi, sia sotto spirito che in confettura per il Salento Primitivo Es 2022 di Gianfranco Fino, generoso anche nel suo sorso, caldo, succoso e solido. Lampi affumicati e fruttati contraddistinguono il Taurasi Radici 2019 di Mastroberardino, dall’articolazione gustativa articolata e vitale, che termina su toni terrosi e ancora fruttati. Frutta rossa in confettura e sotto spirito, con nuance di vaniglia e liquirizia per l’Amarone della Valpolicella Classico Vajo dei Masi 1997 di Masi, che in bocca è voluttuoso e ricco.

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