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POLITICA NEL BICCHIERE

Linee guida Usa sull’alcol, 113 membri del Consiglio chiedono di chiudere uno studio

“Mancanza di trasparenza ed evidenti pregiudizi” le motivazioni della richiesta, in vista della loro revisione nel 2025
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Linee guida Usa sull’alcol, 113 membri del Consiglio chiedono di chiudere uno studio

Passato un po’ in secondo piano tra dati di mercato che raccontano tante difficoltà per il vino, la vendemmia in corso che calamita grande attenzione mediatica, e tanti eventi in Italia e nel mondo, tra tour internazionali, guide e non solo, il tema “alcol e salute” resta una delle principali criticità da affrontare e gestire, per l’industria vitivinicola. Non solo per il crescente salutismo osservato da tanti consumatori, soprattutto più giovani, che secondo diverse analisi è una delle concause che più incidono (insieme alle difficoltà economiche) nel calo dei consumi. Ma anche per le normative o le linee guida sempre più stringenti che molti Paesi e entità politiche come l’Unione Europea, sulla base di studi e ricerche che vengono via via aggiornati, sono in procinto di adottare. Come gli Usa, mercato più importante del vino mondiale ed italiano, che proprio nel 2025 dovrebbero rivedere le proprie line guida, andando verso indicazioni che dichiarano rischioso per la salute il consumo di bevande alcoliche tout court, senza distinguere tra tipi di bevanda e quantità consumate, e consigliando, di fatto, il “consumo zero”. Ma ora, 113 membri del Congresso hanno chiesto al Governo di chiudere uno studio sul consumo di alcol condotto proprio nella revisione delle linee guida sulla “dieta” degli americani.
Come riporta Felicity Carter sul “Wine Business”, infatti, secondo i membri del Congresso che hanno chiesto di stoppare lo studio, affidato allo Interagency Coordinating Committee for the Prevention of Underage Drinking (Iccpud), il percorso dello stesso non sarebbe stato trasparente. E oltre a vicende e scelte che hanno portato ad una crescita esponenziale dei suoi costi, sarebbero state osservate, secondo chi contesta lo studio, procedure discutibili, come l’inclusione di dati sugli incidenti stradali alcol-correlati, che però non sono legati agli effetti diretti del consumo di bevande alcoliche sulla salute, oltre al fatto che tra i membri del Committee non ci sarebbe nessuno con competenze in materia cardiovascolare, ambito sul quale una ampia letteratura scientifica testimonia gli effetti, sia benefici (nella stragrande maggioranza degli studi e dei casi) che dannosi, sul cuore e non solo. Oltre al fatto che tra i membri del Comitato figura anche il professor Tim Naimi, forte sostenitore della politica dello “zero alcol”
(come raccontato qui), e già coinvolto per due volte, una in Usa e una in Canada, in tentativi (fino ad oggi falliti) di aggiornare in un’ottica sempre più stringente le linee guida sul consumo di alcolici.
Questioni contestate a vari livelli, fino alla lettera firmata dai 113 membri del Congresso, e supportata, tra gli altri, anche dal “Wine Institute of California”. “Il processo dell’Iccpud per studiare l’assunzione di alcol negli adulti è viziato da una mancanza di trasparenza e da evidenti pregiudizi. Questo è il motivo per cui 113 membri del Congresso si sono espressi per sospendere questo lavoro, che non ha nulla a che fare con la prevenzione del consumo di alcol da parte dei minori”, ha commentato il presidente Robert P. Koch. Ennesimo step di un percorso che tutta l’industria del vino e degli alcolici del mondo segue con attenzione, non solo per il valore economico del mercato americano, ma anche per il peso politico di un Paese come gli Usa.

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