No agli estirpi incondizionati, sì al contenimento delle rese, all’allargamento della misura Ocm Promozione in ambito unionale e alla proposta di trasferire i fondi inutilizzati al plafond dell’anno successivo. È, in estrema sintesi, la posizione di Unione Italiana Vini - Uiv espressa, oggi, in Consiglio nazionale, a Roma, in vista della riunione, il prossimo 14 ottobre a Bruxelles, del Gruppo di alto livello del vino dove il Ministero dell’Agricoltura, insieme alle altre rappresentanze istituzionali dei Paesi Ue, sarà chiamato ad esprimere le raccomandazioni dell’Italia sulle future politiche europee.
“Sono mesi cruciali per il futuro del vino - ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi - per questo apprezziamo l’apertura all’ascolto della Commissione Ue e del Ministero, che, ieri, ha convocato la filiera per discutere in merito alle sfide e ai cambiamenti del settore da portare a Bruxelles. Siamo convinti che una revisione del sistema sia oggi quanto mai necessaria: occorre ragionare sui dati e non di pancia, per questo apprezziamo le proposte volte a garantire un rinnovato matching con i trend di consumo. Allo stesso modo riteniamo che privarsi di un asset come la vigna, fondamentale non solo per le imprese ma per intere comunità rurali - ha aggiunto Frescobaldi - sia una scelta poco lungimirante e troppo condizionata da un momento certamente complicato”.
Oggi in Consiglio, Uiv ha espresso posizioni favorevoli in particolare sull’abbassamento della gradazione alcolica dei vini, che dovrà necessariamente passare da una modifica strutturale delle regole del settore e delle pratiche enologiche che possano ridurre la soglia minima di alcol, oggi fissata a 8,5 gradi. Altri elementi di spicco che trovano d’accordo l’associazione (che ha superato la soglia degli 800 iscritti), sono la possibilità di accedere ai fondi inutilizzati l’anno precedente e l’estensione delle politiche di promozione anche in ambito comunitario e non più solo sui mercati terzi, oltre ad una maggior semplificazione delle regole del gioco. Secco no, infine, per l’ipotesi di prolungamento dei reimpianti da 3 a 8 anni, che, secondo Unione Italiana Vini genererebbe forti difficoltà nella gestione del potenziale viticolo.
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