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Consorzio Collio 2024 (175x100)
IL TERRITORIO BIANCHISTA

Trasmettere ai giovani le radici ed i valori che, grazie anche al vino, ci uniscono come comunità

È l’invito del Consorzio Collio, in chiusura di un 2024 di celebrazioni per i 60 anni dalla fondazione, raccontati anche in un volume

Come in molti dei suoi capolavori, anche in “Addio alle armi”, ambientato a Gorizia, nel fronte italiano della Grande Guerra, Ernest Hemingway cita il vino, di cui era grande appassionato, come simbolo di fraternità. Una visione che ben rispecchia l’anima del Collio: tra i territori più in salute del vino italiano, oggi grazie anche all’appeal dei vini bianchi, e in particolare dal lungo invecchiamento, tra i migliori al mondo, che rappresentano il 90% della superficie vitata, e la cui essenza è il Collio Bianco, la sua storia è lunga ed articolata. In epoca moderna i suoi protagonisti sono agronomi ed enologi, figli dei contadini locali, con gli occhi rivolti alla Mitteleuropa, per i quali Italia e Slovenia sono un unico luogo, e che, nella ricostruzione seguita alle cruenti “Battaglie dell’Isonzo” combattute tra i suoi vigneti, hanno puntato tutto sulla viticoltura di pregio, un patrimonio unico di vitigni autoctoni come Ribolla Gialla, Friulano e Picolit, e un universo di vitigni internazionali, tra cui spicca il Pinot Grigio, riuniti nell’ultimo mezzo secolo nel Consorzio Collio, nato nel 1964, e che ha portato, nel 1968 al riconoscimento della Doc Collio, tra le prime in Italia. Oggi, la riprova del successo, sta, come sempre nei numeri, 6.000 ettari, solo 1.300 vitati, e dove 270 aziende, di cui 180 socie e 120 imbottigliatori (tra storiche cantine che qui continuano ad investire e nuovi produttori arrivati da fuori, come raccontato in un video WineNews in uno dei nostri ultimi viaggi in Friuli) producono 7 milioni di bottiglie, i cui principali mercati sono Usa, Germania e Italia. E nel fatto che “il Collio ha dimostrato di sapersi evolvere pur rimanendo fedele alla sua identità. Ora più che mai dobbiamo continuare a puntare sulla sostenibilità, sull’innovazione e sulla valorizzazione del nostro territorio, per garantire un’eredità solida alle prossime generazioni”, come sottolinea David Buzzinelli, presidente del Consorzio, chiudendo un anno di celebrazioni per i 60 anni dalla fondazione.
Si chiude il 2024 e si chiudono anche le celebrazioni per i 60 anni dalla nascita del Consorzio Collio, che, nei giorni scorsi, a Milano e Roma, ha presentato anche il volume “Collio 60 Anni di Storia fra Vino e Territorio”, nel quale, a quattro mani, Andrea Zanfi e Stefano Cosma con le immagini di Marco Tortato, ne raccontano la storia, la cultura e il futuro: un viaggio emozionante attraverso le radici storiche e culturali del Collio, un territorio che ha saputo conservare la propria identità pur evolvendo con il tempo. Il racconto parte dai primi insediamenti e dalle tradizioni agricole della zona, per arrivare ai giorni nostri, dove il Collio è riconosciuto come una delle aree vinicole più prestigiose a livello mondiale, punto di riferimento per i grandi bianchi. Il volume offre anche una riflessione approfondita sulle peculiarità del territorio, dalle caratteristiche geologiche che influenzano la qualità dei vini, alle storie di cantine e produttori che hanno contribuito al riconoscimento del Collio come una delle denominazioni di origine controllata più rispettate. Ma soprattutto, è anche un tributo alle generazioni di uomini e donne che hanno dedicato la propria vita alla coltivazione della vite, con una passione che ha travalicato le difficoltà e le sfide di un territorio collinare e in parte difficile da lavorare. “La celebrazione dei 60 anni del Consorzio è stata l’occasione per riflettere sulle nostre radici e sui valori che ci uniscono come comunità - ha detto Lavinia Zamaro, direttrice del Consorzio - questo libro rappresenta un tributo a chi ha reso il Collio ciò che è oggi, ma anche un invito a continuare a lavorare insieme per un futuro di successi condivisi”. Un lavoro, peraltro, già iniziato, visto che sempre nei giorni scorsi il Consorzio Vini Collio ha approva l’entrata del “Vino da uve macerate” nel disciplinare della Doc Collio, che è la culla anche degli orange wines, legando la denominazione, fatta soprattutto da grandi bianchi, ad un’altra peculiarità identitaria e distintiva.
Mezzaluna tra le Alpi Giulie ed il Mare Adriatico, crocevia di popoli e culture, del Collio non porti via con te solo degli ottimi vini. Ma anche la speranza di superare i conflitti ed abbattere i confini, con il dialogo. Un’esperienza indimenticabile per Giuseppe Ungaretti e Pier Paolo Pasolini, che non erano originari di questi luoghi, ma dei quali sono illustri testimonial, proprio come Hemingway. Una speranza alla quale si potrà brindare con il Consorzio Collio nel 2025 che arriva, con Gorizia e Nova Gorica prima “Capitale Europea della Cultura Transfrontaliera”, grazie anche al vino.

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