Sono 140 anni ormai che la famiglia Brezza possiede vigneti in Barolo. 140 anni di vendemmie e oltre 100 di imbottigliamenti, che sono iniziati intorno al 1910 per mano di Giacomo Brezza con il padre Antonio. Una lunga storia familiare che oggi conduce (in biologico dal 2015) 20 ettari di vigna (insieme a bosco e noccioleto). Niente chiarifiche e filtrazioni in cantina, ma vinificazione tradizionale con l’uso di grandi botti di rovere di Slavonia, piegate a fuoco ma non tostate. La meticolosità in campagna, invece, ha permesso di custodire viti che possono raggiungere anche i 75 anni di età. Diverse le referenze prodotte fra le 100.000 bottiglie medie annue, fra cui spiccano ovviamente i Barolo. Ci sono però anche le Barbera, il Nebbiolo e il Dolcetto d’Alba e il Langhe Nebbiolo, Rosato e Chardonnay: tutti in buona parte imbottigliati con tappo in vetro, per ovviare alla carenza di tappi in sughero di qualità e per mantenere intatta la tipicità dei vini. I loro Barolo restano ovviamente tappati in sughero: sono i 3 Barolo da Menzione di Barolo (Sarmassa, Castellero e Cannubi), il Barolo annata (da Barolo, Novello e Monforte) e il cru Vigna Bricco Riserva, che affina in bottiglia per due anni in più rispetto agli altri: tostata e speziata, con cenni di sottobosco e poi generosa di ciliegia e prugne in confettura, la versione 2019 ha tridimensionalità aromatica, calore, dolcezza e aderenza risoluta.
(ns)
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