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ANNIVERSARIO

Dal sogno di pochi alla realtà di un territorio: 25 anni di Consorzio Montecucco

La denominazione guarda in alto: al via l’iter per estendere la Doc alle altitudini più elevate del Monte Amiata per vini eleganti e longevi

Nel cuore della Toscana, dove le ultime colline di Montalcino incontrano le prime aperture della Maremma, si estende il territorio del Montecucco: un crocevia paesaggistico, culturale e agricolo che in 25 anni è passato da zona emergente a denominazione d’eccellenza. Oggi il Consorzio Tutela Vini Montecucco rappresenta non solo un presidio produttivo, ma una visione condivisa di sostenibilità, qualità e valorizzazione territoriale. Nato nel 2000 per volontà di 22 aziende, conta 68 realtà associate, con circa 500 ettari di vigneto rivendicati e una produzione che ha raggiunto il milione di bottiglie annue. I numeri della vendemmia 2024 parlano chiaro: +41% di uva conferita in cantina e +10% di vino imbottigliato sul 2023. A distinguere il Montecucco è anche l’elevatissima adesione al biologico: il 95% della produzione Doc e oltre il 91% della Docg sono oggi certificati bio, a conferma di una vocazione che mette al centro la biodiversità e il rispetto dell’ambiente. Sangiovese e Vermentino restano i protagonisti della scena viticola, quest’ultimo cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi decenni, grazie anche al lavoro pionieristico del vigneto sperimentale nell’azienda Salustri. Ma accanto al patrimonio ampelografico tradizionale, si affacciano oggi nuove sfide e opportunità: dai vitigni resilienti ai cambiamenti climatici, alla viticoltura d’altura sulle pendici del Monte Amiata, dove si sta lavorando per estendere la denominazione verso quote più elevate e favorevoli alla produzione di vini eleganti e longevi. Il Consorzio Montecucco non è solo un’alleanza tra produttori, ma un progetto di territorio, ed è in questo contesto che si è celebrato il convegno “25 anni di Consorzio Montecucco: radici profonde, sostenibilità e sguardo al futuro”, andato in scena, nei giorni scorsi, al Forum Bertarelli di Poggi del Sasso. Un momento di riflessione e condivisione che ha riunito istituzioni, produttori, ricercatori e comunicatori per tracciare il bilancio di un quarto di secolo e proiettare la denominazione nel futuro della viticoltura.
Il presidente del Consorzio Montecucco Giovan Battista Basile ha sottolineato come questo anniversario non rappresenti solo una tappa celebrativa, ma anche un punto di riflessione strategica per il futuro della denominazione, tra le sfide sempre più urgenti poste dal cambiamento climatico: “l’innalzamento delle temperature ci impone scelte coraggiose. Per questo il Consorzio ha già avviato l’iter per una modifica ordinaria del disciplinare, con l’obiettivo di estendere l’area di produzione verso le quote vitabili più alte del Monte Amiata” (dove negli ultimi anni hanno investito produttori importanti anche dalla vicina Montalcino, come Elisabetta Gnudi Angelini e la cantina Fuligni, ndr). Basile ha inoltre ribadito l’importanza di restare fedeli all’identità del Montecucco e ai suoi capisaldi, quali sostenibilità ed enoturismo (oltre il 90% della produzione è certificata biologica, mentre il 100% delle aziende del territorio è attrezzato per l’accoglienza), ma al contempo di saper evolvere, sia a livello produttivo che culturale, per affrontare con competenza le trasformazioni del mercato e della società.
Fin dalle sue origini, il Consorzio ha puntato sulla valorizzazione del territorio e sulla costruzione di un’identità forte e riconoscibile. Il contributo di pionieri come Leonardo Salustri, promotore della Doc Montecucco negli Anni Novanta, e del professor Giancarlo Scalabrelli dell’Università di Pisa, ha dato vita a un patrimonio genetico unico, con oltre 400 biotipi di Sangiovese e varietà autoctone custoditi nel vigneto sperimentale di Salustri. È da questa base che è nata anche la lungimirante scelta di inserire il Vermentino nel disciplinare, anticipando le potenzialità dell’areale maremmano.
Nel tempo, spiega una nota, “il Consorzio ha saputo evolversi, ottenendo nel 2011 la Docg Montecucco Sangiovese e nel 2015 il riconoscimento dell’incarico erga omnes. Sotto la guida di figure come Stefano Alessandri, primo presidente, e oggi Giovan Battista Basile, il Consorzio ha consolidato la propria identità, affrontando con coraggio le nuove sfide poste dal cambiamento climatico”.
Leonardo Marras, assessore all’Economia e al Turismo della Regione Toscana, ha messo in luce il valore sistemico della denominazione per l’intera area grossetana: “ho seguito da vicino, fin dall’inizio, il percorso di costruzione della Doc Montecucco e ne ho sempre apprezzato la capacità di fare rete. Questo è un territorio che ha saputo legare il vino alla sua vocazione turistica, investendo su qualità, accoglienza e comunicazione. La sfida oggi è proseguire su questa strada, rendendo il turismo una leva stabile di crescita e sviluppo”, ha affermato Marras.
Ancora, secondo Stefano Quaglierini, enologo e wine communicator, è altresì necessario trasformare il linguaggio del vino nel contesto contemporaneo e in particolare “occorre raccontare valori e visione e uno dei driver principali è senza dubbio la sostenibilità”, evidenziando come i canali digitali stiano ridefinendo il rapporto tra giovani e vino, con oltre il 30% delle vendite premium online: un’opportunità che il Montecucco può cogliere grazie alla forza del suo racconto territoriale.
Ma guardando al futuro, è stato sottolineato anche come la ricerca scientifica continuerà ad essere un pilastro fondamentale per il Consorzio Montecucco. Tra le iniziative più significative spiccano la Selezione Poggi del Sasso, sviluppata con il sostegno della Fondazione Bertarelli e della Cantina ColleMassari (del gruppo ColleMassari WineEstates di Claudio Tipa, ndr), tra le più importanti e celebri della denominazione, e il programma Biopass, un progetto innovativo nato dalla collaborazione con università e centri di ricerca italiani. “La Selezione Poggi del Sasso - ha spiegato Giuliano Guerrini, agronomo ColleMassari - rappresenta un esempio virtuoso di tutela e valorizzazione del patrimonio genetico locale. Il progetto, realizzato con la collaborazione tra l’Università di Pisa, l’Accademia dei Georgofili e l’Accademia Italiana della Vite e del Vino, si concentra sul recupero e la propagazione di antiche viti di Sangiovese amiatino, alcune delle quali centenarie e franche di piede, presenti nel territorio di Poggi del Sasso. L’obiettivo è duplice: da un lato, preservare la biodiversità viticola e la memoria storica del territorio; dall’altro, fornire alle aziende strumenti concreti per affrontare le sfide del cambiamento climatico, migliorando la qualità e la resilienza delle produzioni”. Parallelamente, il programma Biopass - presentato da Patrizia Chiari, comproprietaria Tenuta l’Impostino - realizzato insieme al gruppo Agronomi Sata e in collaborazione con centri di studio e di ricerca italiani quali il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano e la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, “si propone di monitorare e valorizzare la biodiversità nei vigneti attraverso un approccio scientifico e sistematico: vengono raccolti dati su suoli, microclimi, varietà autoctone e pratiche agronomiche, con l’obiettivo di costruire una viticoltura sempre più misurabile, tracciabile e sostenibile consentendo alle aziende del territorio di adottare strategie produttive basate su evidenze scientifiche, migliorando la qualità del vino e la resilienza ambientale”, ha aggiunto Chiari.
In chiusura, Francesco Benedetti (ColleMassari), presidente del Biodistretto del Montecucco, ha sottolineato come questo territorio abbia saputo trasformare la sostenibilità in una leva di coesione sociale ed economica, affermando come “il distretto biologico non è solo un marchio: è un patto tra aziende, istituzioni e cittadini per costruire un futuro condiviso, nel rispetto delle nostre radici”.

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