Forse bisogna esserci portati: o comunque essere muniti di sensibilità spiccata ed entusiasmo esemplare. Certo, la scelta dell’ecosistema giusto risulterà poi la ciliegina sulla torta: ma anche in questo, probabilmente, nulla potrebbe essere frutto del caso. Perché c’è sempre un perché, come ammonivano i saggi: e magari soltanto un illuminato visionario fotografo giramondo (l’insieme dei termini non può ovviamente essere disgiunto, data la natura del protagonista) sarà capace un giorno di tornare definitivamente a casa, rimettere le mani sulla vecchia vigna di famiglia e infine, si era nel 1990, ripartire in bellezza in una zona vocatissima con l’intenzione di fare, delle cantine di proprietà scavate nella roccia, anche un indiretto museo del vino e della cultura vitivinicola, comprensivo di testimonianze e reperti ma anche di opere d’arte inerenti il nettare di Bacco. Un patrimonio oggi seguito (così come i vigneti) dal figlio Giuseppe e di cui, oltre all’ambito di Taurasi e quindi dell’Aglianico, va poi ricordata la zona di Lapio e del suo Fiano, in produzione da pochissimi anni: con i corpi vitati più significativi (vigna Macchia dei Goti e Salae Domini, da cui gli omonimi cru) a ridosso della cantina. Il Béchar, con lunga vita dinanzi a sé, muove al naso con fieno, mandorla e fiori bianchi, e con palato pieno, persistente ed equilibrato: già prodromo di futura complessità.
(Fabio Turchetti)
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024