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COME COMUNICARE IL VINO: GAJA DOCET. UNA GRANDE DEGUSTAZIONE PER MOSTRARE LE ECCELLENZE GASTRONOMICHE E CULTURALI DI TUTTO IL TERRITORIO, LODANDO ANCHE “I CONCORRENTI”. PERCHÉ “L’ARTIGIANO DEL VINO” NON È IN CONTRASTO CON LE GRANDI REALTÀ

Quando una degustazione si trasforma in lezione di “comunicazione territoriale”: ecco Angelo Gaja, uno degli imprenditori più illuminati del vino italiano che, a Vinitaly, nella sua degustazione “Grandi biografie del vino: Gaja, con la verticale di Sperss”. Dove Gaja non ha parlato solo dei suoi vini, ma anche del territorio e non solo, utilizzando il momento de gustativo in modo intelligente e innovativo. Intervallando i suoi vini parlando della razza albina piemontese, delle nocciole, raccontando del Piemonte come giacimento culturale e gastronomico di ristoranti di alto livello come in nessun altra regione, cosa certificata anche da guide come la Michelin. Ha citato Fenoglio e Pavese, ma anche i produttori concorrenti, tessendone le lodi, cosa non comune per il vino italiano. Ha detto anche di prepararsi a fronteggiare in maniera “scientifica” e pragmatica la questione del contenuto alcolico del vino, anche in sintonia al cambiamento della società. E poi ha definito un concetto a lui caro, quello dell’artigiano del vino: un produttore che lavora in una realtà di piccole dimensioni, che ha il controllo totale delle sue attività, non copre tutte fasce di prezzo, conduce un’azienda che vive di una componente familiare importante dove tutti svolgono ruolo a tempo pieno, e lavora il vigneto almeno 1.200-1.600 ore all’anno, sporcandosi le mani. E che trasmette la propria passione e la sua esperienza ai figli, dando consigli ma senza imposizioni. E, soprattutto, è uno che “protegge soprattutto la passione per il progetto, prima di pensare a fare business (ovviamente tenendo bene presente che il business serve, però, per sostenere il progetto). Ma l’artigiano del vino, per Gaja, seppur strettamente legato e convinto della sua filosofia di lavoro, non si pone in contrasto con chi ha fatto una scelta diversa, puntando anche sui grandi numeri. Perché piccoli sarti e grandi industriali non sono nemici, ma due facce della stessa medaglia, quella del vino di successo.

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