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Corriere Della Sera / Italie

Eataly, l’università del gusto ... I locali dove s’impara a scegliere i migliori prodotti della tavola... Suo padre faceva la pasta, il nonno era mugnaio, lui dice è nato in mezzo a quattro sacchi di semola: “il mio primo ricordo olfattivo è stata proprio l’acidità della semola”. Per Oscar Farinetti, 55 anni, albese purosangue, ex proprietario e fondatore di UniEuro, il cibo è un’antica passione che viene inequivocabilmente dal dna di famiglia. Ma la rivoluzione in questo campo l’ha cominciata il 26 gennaio 2007 giorno in cui ha inaugurato Eataly Torino. Obiettivo: dimostrare che tutti possono permettersi di nutrirsi ogni giorno con cibi di alta qualità, spendendo poco di più. Un successo. L’iniziativa ha convinto i piemontesi e non solo loro: dopo Eataly all’ombra della Mole Antonelliana, ecco quelli di Milano, Bologna, Pinerolo, poi anche tre Eataly a Tokyo, mentre nel 2010 si aprirà a New York e nel 2011 sarà la volta di un secondo store a Milano, molto più grande di quello di oggi. Altri nasceranno a Roma e Bari. Sembra una storia infinita e a scriverla, oggi, sono soprattutto i figli di Farinetti: Francesco, 29 anni, amministratore delegato del complesso di Torino insieme con Luca Baffigo, e Nicola, 25 anni, alla guida di Eataly Bologna. Andrea, 19 anni, studia enologia. Il presidente è Oscar. Cos’è Eataly? Una somma di possibilità: supermercato, negozi che vendono salumi, formaggi, carne, frutta e verdura, stand da esposizione, sale di degustazione, undici ristoranti a tema, una biblioteca con circa mille volumi ispirati al cibo e riviste di settore, aule per corsi di educazione alimentare e di cucina. “Non” è, invece, un luogo con un’etichetta specifica: “non è un negozio per giovani, non è per anziani, non è per ricchi, né per poveri, non è per gente di sinistra, non è per gente di destra”. Di certo, è in crescita: si calcola che Eataly Torino (11 mila metri quadrati) alimenterà quest’anno un giro d’affari di 40 milioni di euro, in aumento del 9,87 per cento rispetto al 2008. Particolare interessante: gli utili vengono reinvestiti in attività di servizio pubblico. Tutto questo in nome di una diversa cultura dell’alimentazione, perché “il 60 per cento degli italiani sa cos’è l’abs, ma meno del 35 per cento conosce la differenza tra il grano duro e quello tenero e meno del 15 per cento sa abbinare correttamente i prodotti alle stagioni”. Il ruolo di Torino in questa avventura? “Fondamentale - risponde il presidente di Eataly - Torino è la città del Salone del gusto, capoluogo di una regione che esprime l’agroalimentare più autorevole d’Italia, secondo me candidata a diventare la capitale del cibo nel nostro Paese”. Altri sogni, oltre a Eataly? L’imprenditore sorride, di sogni ne ha centinaia, ma a uno in particolare tiene: diventare un vero contadino. Dopo tutto non è un cominciare da zero, Farinetti ha anche due aziende che producono vino: Borgogno, a Barolo, dal 2007, e Fontanafredda, a Serralunga d’Alba, dal 2008. “Ci sono persone che hanno fatto 35 vendemmie, io sono appena alla terza, quindi mi sento un poveretto. Ma visto che ho solo 55 anni, giuro che farò le mie prossime vendemmie migliorandomi ogni volta. Sogno di fare il vino pulito, senza sostanze chimiche, un vino buono”.

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