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TENDENZA

Dal bicchiere ... alla barbatella: Climate Change e consumatori ridisegnano il vigneto Italia

Sartori (Vivai Rauscedo): “nella campagna 2022/2023 boom delle varietà a bacca bianca. Base ampelografica da rivedere a fondo”
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Come cambia il panorama vitivinicolo

Per quanto legato a territori ricchi di storia e tradizione, il mondo del vino non è mai stato immune alle dinamiche dei mercati. Al contrario, le mode nel bicchiere si riflettono sempre nel vigneto, pur nella consapevolezza che la durata di certi trend di consumo è quasi impossibile da pronosticare. Negli ultimi decenni si è assistito prima alla corsa alle varietà internazionali a bacca rossa - che hanno rapidamente conquistato superfici importanti di Toscana, Sicilia, Friuli Venezia Giulia - poi al boom delle bollicine del Prosecco, con il Veneto protagonista. Oggi, viviamo un altro processo interessante: il ritorno dei bianchi, sull’onda di un cambiamento epocale e globale, guidato principalmente dal Climate Change, che spinge i consumatori a guardare con sempre maggiore interesse a vini rossi più fragranti e freschi e, soprattutto, ai vini bianchi, ormai destagionalizzati, anche in virtù di estati e primavere sempre più lunghe.

Dal bicchiere al vigneto, con un doppio salto mortale all’indietro, a conferma di come le cose siano destinate a cambiare rapidamente, c’è il punto di vista, privilegiato, di Eugenio Sartori, direttore Vivai Cooperativi Rauscedo, il più grande vivaio del mondo, da cui ogni anno milioni di barbatelle partono per gli angoli più disparati d’Italia e di qualsiasi altro Paese. “Complice il cambiamento climatico e le estati sempre più lunghe e calde, i consumi si spostano verso vini leggeri, freschi, soprattutto bianchi, che vanno a sostituire rossi spesso importanti che, però, si addicono a condizioni climatiche diverse”, spiega Sartori, a WineNews. “C’è poi da fare i conti con il cambio generazionale: i giovani, che bevono saltuariamente e soprattutto nel fine settimana, prediligono spumanti e vini di pronta beva, a differenza degli anziani, che hanno quasi sempre bevuto esclusivamente vino rosso. Di conseguenza, nella campagna 2022/2023 abbiamo assistito ad una crescita della richiesta di barbatelle di varietà a bacca bianca, prima in Italia, quindi in Spagna, e infine in Francia ed in altri Paesi. Persino in Cina, dove l’export è appena ripartito: numeri marginali, ma è indicativo che si parli si varietà a bacca bianca in un Paese che, dieci anni fa, piantava esclusivamente varietà a bacca rossa”.

La tendenza, quindi, è tutt’altro che localizzata, ma riguarda il mondo intero, ma non è neanche la prima rivoluzione in questo senso. “Ci sono stati altri periodi in cui si è passati dai bianchi ai rossi, per poi tornare ai bianchi, ma con il cambiamento climatico va rivista l’intera gamma ampelografica, sia delle varietà bianche che delle rosse, puntando su varietà a bacca bianca capaci di dare vini alti di acidità e con maturazioni più tardive, e su varietà a bacca rossa che sappiano restituire tannini morbidi e grappoli più spargoli. Restando sui rossi, bisogna puntare a fare vini più gradevoli e bevibili, al di là ovviamente di grandi classici come Barolo, Brunello e tanti altri, che non sono ovviamente soggetti a questo tipo di cambiamento”, sottolinea il dg Vivai Cooperativi Rauscedo. “Tante varietà locali, dal Refosco al Nero d’Avola, attraversano un momento di difficoltà, ma rivisitando le varietà si possono trovare quelle giuste per produrre vini rossi gradevoli e di facile approccio, che possano trovare un buon posizionamento sul mercato accanto ai vini bianchi”.

Con il cambiare del clima, però, non cambia solo il mercato dei consumi, ma anche le esigenze dei viticoltori, che “chiedono un prodotto diverso, a partire dal portainnesto, che non viene selezionato solo in virtù dell’analisi del terreno, ma anche per rispondere al meglio alla siccità ed al caldo. Poi si sceglie la varietà, con grande attenzione al clone, prediligendo un grappolo più grande ed aperto, rispetto a quanto avveniva nel passato, quando la richiesta era di cloni che producessero grappoli ed acini piccoli”, ricorda Sartori. “Abbiamo cloni di Chardonnay, selezionati negli Anni Novanta del Novecento, per produrre grandi bianchi da invecchiamento, che oggi sono molto meno richiesti di altri cloni, selezionati nello stesso periodo, che per 15 anni sono stati ai margini ed oggi sono di gran moda. Altro aspetto rilevante, l’elevata fertilità, perché i viticoltori vogliono assicurarsi un potenziale produttivo, che poi regolano con potature e diradamenti”.

Secondo Sartori, inoltre, c’è bisogno di “rivisitare la base ampelografica del vigneto Italia, e pensare a dei nuovi ingressi, come accaduto in Francia. A Bordeaux, ad esempio, sono state introdotte quattro nuove varietà rosse (Touriga Nacional, Marselan, Castets, Arinarnoa) e due a bacca bianca (Alvarinho e Liliorila). Varietà, recuperate dal passato o dall’estero, che sanno affrontare meglio il cambiamento climatico. In Italia abbiamo un patrimonio enorme, perciò dovremmo verificare ciò che abbiamo ed autorizzarne la coltivazione in altri ambiti, senza dimenticare che ci sono varietà interessanti anche all’estero. Stare fermi con la base ampelografica è un rischio rilevante”, mette in guardia Eugenio Sartori.

Restando sull’attualità, a livello globale “la richiesta ha premiato prima di tutto lo Chardonnay che, al di là della sua sensibilità alla Flavescenza Dorata, è garanzia ovunque di vini di grande livello qualitativo. Molto bene anche il Vermentino, non solo in Italia, ma anche in Francia: è una varietà costiera, alta di acidità, dai profumi freschi e floreali, che ben si adatta ad accompagnare i piatti estivi e di pesce. Continua il fenomeno Prosecco nel Nord Est, ma vanno bene anche Pinot Grigio e Ribolla, così come il Fiano, sia in Campania che in Puglia. Di non poco conto le richieste di varietà che si immaginava avrebbero subito un calo, come Trebbiano e Garganega, particolarmente produttive, destinate ai vini base. Il Sauvignon non ha subito grosse variazioni, la sua aromaticità incontra il gusto di una clientela ben precisa, ma è più sensibile al cambiamento climatico, e ha bisogno di essere coltivato in aree ben precise”.

Guardando alle varietà che sono alla base dei vini più pregiati, “come Nebbiolo, Sangiovese e Barbera, hanno mantenuto le loro posizioni, mentre altre, come Merlot, Cabernet Sauvignon, Negroamaro, Lambrusco, hanno subito una flessione. Possiamo valutare, a livello nazionale, un calo del 20% nelle richieste di barbatelle di varietà a bacca rossa, e un +20% di quelle a bacca bianca. L’ultima annata, però, è stata condizionata dalla disponibilità delle barbatelle, per cui spesso si è ripiegato su altre varietà. La dinamica, però, riguarda anche altri Paesi, come la Spagna, dove si è piantato meno Tempranillo e più varietà a bacca bianca, come il Macabeu. Anche il Syrah ha avuto una battuta di arresto, ma il prossimo anno, con maggiore disponibilità di piante, si ptorà capire meglio il peso specifico di questo ricollocamento, sia tra varietà a bacca bianca e a bacca rossa che tra le diverse varietà a bacca bianca”, conclude il direttore Vivai Cooperativi Rauscedo, Eugenio Sartori.

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