Riscoprire qualcosa che c’è sempre stato ma che era nascosto: ecco storia e particolarità del Carmènere. Vitigno estesamente piantato nel Nord Est dello stivale dopo la devastazione fillosserica, ma pressoché sistematicamente (e curiosamente) confuso con il Merlot, nonostante le caratteristiche ampelografiche e “commerciali” (in primis, un’endemica variabilità della quantità di prodotto) siano in effetti diverse. Cosicché, quando l’errore è stato riconosciuto, i disciplinari delle denominazioni di zona sono stati precipitosamente modificati per rendere l’uvaggio un poco più simile alla realtà… Francesco Castegnaro, inventatosi vignaiolo per passione a scapito della carriera da avvocato, si è preso in carico una tenuta abbandonata al margine dei Colli Berici e ha ristrutturato un borgo cinquecentesco e tre ettari di terrazze ben esposte, in zona non sospetta (il toponimo deriva dal cimbro/teutonico “Reben” che sta per vigneto). Si è dedicato con convinzione ai vitigni tradizionali, e produce anche un olio EVO dalla cultivar locale Rasara. Ci regala un Carmènere netto e profumato, non appesantito dal legno (12 mesi di tonneaux) nella quale il carattere vegetale varietale, prevalente negli esempi cileni di questo vitigno, sfuma su richiami speziati e fragranti. Il palato è ben disegnato, succoso, fine nel tannino, abbastanza saporito da allungarsi nel retrogusto con una naturalezza pepata e gustosa.
(Riccardo Margheri)
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