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Gentleman / Italia Oggi

Il Doge di Venissa ... Erede della dinastia del Prosecco di Conegliano Veneto, Gianluca Bisol ha ampliato gli interessi del gruppo dai vitigni all’hotellerie d’alta gamma. Dalla Tenuta Venissa a Mazzorbo, trasformata in ostello esclusivo, al progetto di albergo diffuso sull’isola gemella di Burano, previsto per il 2015... Le case dei pescatori dell’isola di Burano, nella laguna veneziana, hanno i mille colori delle maschere che ne affolleranno le calli durante il Carnevale. Dietro le facciate verdi, rosse, blu, si svolgono le viti di pescatori e merlettai che vivono in un tempo in apparenza fermo. Quest’isola del passato attrae viaggiatori da tutto il mondo, che passano, gustano il delizioso pesce locale, magari acquistano i merletti, ma poi vanno via, perché non ci sono strutture alberghiere. O almeno, non ancora. Gianluca Bisol, 44 anni, erede della dinastia del Prosecco di Conegliano Veneto, ha ampliato l’attività del gruppo dal settore vitivinicolo all’alberghiero, con l’obiettivo finale di portare i turisti dentro la vita di Burano. Intanto nelle tenuta di Venissa, sull’isola gemella Mazzorbo, Bisol ha portato il primo barlume di struttura alberghiera nell’area, un ostello esclusivo di sole sei stanze, con un ristorante gestito dalla grande chef bellunese Paola Budel, allieva di Gualtiero Marchesi e Michel Roux. Venissa, inserita dall’Huffington Post fra i dieci posti al mondo da visitare, è stata definita dal Financial Times ‘un ponte fra la collina e le isole: Valdobbiadene e Venezia sono la punta di diamante di due anime forti del Veneto”. La classe di Bisol è scesa dalle colline del Prosecco, dove la sua famiglia stava arroccata da almeno 500 anni. “Esiste documentazione del 1542 della Repubblica di Venezia in cui i Bisol appaiono come “fiduciari lavoratori” di 20 campi di un territorio denominato Chartice. L’attuale e prestigiosissima collina di Cartizze”. Bisol recita a memoria la storia di famiglia. Il bisnonno Eliseo, nell’800, diede vita a un fondo commercio di vino e iniziò la distillazione di grappe. Il nonno Desiderio riprese l’attività dopo la Seconda guerra mondiale e definì i compiti dei figli: Antonio amministratore, Eliseo enologo, Aurelio viticoltore, Claudio commerciante. “Io sono entrato in azienda intorno al 1987”, racconta Bisol. “Ma fin dai 7-8 anni, immaginavo che da grande avrei fatto ragioneria, poi economia a Venezia, per poi prendere il posto di mio padre Antonio”. Attaccato alle gonne della nonna Giovanna, Gianiuca da bambino scopriva la produzione e giocava a individuare difetti nell’etichettatura delle bottiglie. Seguendo il viticultore zio Aurelio, imparava che ogni vite ha un nome, nessuna è uguale, ognuna ha una sua predisposizione e cambia in base a come viene seguita”. Fin dall’infanzia aveva anche un altro sogno: vedere il mondo. Così da ventenne, partì per Londra, con il Prosecco in valigia, per portarlo nei grandi ristoranti, Dorchester, Cecconi, il San Lorenzo allora frequentato da Lady Diana. Bisol e il Prosecco sono volati poi negli Usa, e ora nei mercati in espansione dell’Asia. “Quando ho iniziato a lavorare l’esportazione era lo 0,5%. Quest’anno è il 55%”. Tra la voglia di scoprire il mondo e l’amore per la sua terra, Bisol, da appassionato studioso di geologia, ha analizzato la conformazione delle aree tra colline e laguna. “Guardando al passato della terra e della viticultura di Venezia, abbiamo trovato una ricetta per il suo futuro”. A Mazzorbo, nella tenuta di Venissa, infatti, il gruppo Bisol ha recuperato un vigneto quattrocentesco, ormai dimenticato, piantando la Dorona, vitigno autoctono a bacca bianca tipico veneziano, per far rinascere il vino dei dogi. Entro il 2012, verranno prodotte 4.880 bottiglie di Venissa. Chiusa per l’inverno, dopo la prima stagione, la tenuta sarà riaperta a marzo, con gli orti dedicati alla coltivazione di specialità veneziane, la peschiera con tipici pesci lagunari, il ristorante e l’ostello (da 110 euro la doppia in formula comfort; prezzo medio del ristorante 70 euro). L’eleganza e il rispetto per la tradizione che sono alla base del progetto Venissa sono valsi a Bisol il Prix the Best, riconoscimento per l’eleganza e lo stile nel lavoro, assegnatogli nel dicembre 2009 a Parigi da una giuria d’eccezione (Pierre Cardin, Ivana Trump, Ursula Andress e Claudia Cardinale), per la capacità di unire il savoir-faire agli affari. La stessa filosofia è alla base del suo rilancio dell’Isola di Burano. Località che sta già attraversando una fase di scoperta da parte di turisti vip. Negli ultimi anni il designer Philippe Starck vi ha comprato quattro case e tra le calli si racconta che fosse alla ricerca anche l’attore Nicolas Cage. E a questo contribuirà anche l’idea di Gianluca Bisol di creare il primo albergo diffuso della laguna. L’albergo diffuso è un concetto ideato dall’esperto marketing alberghiero Giancarlo Dall’Ara, che ha pensato a un turismo dove i visitatori vengono ospitati in una rete di case, in paesini che, altrimenti, si andrebbero svuotando. Sono 41 gli alberghi diffusi ufficialmente riconosciuti, in luoghi impervi come Santo Stefano di Sessanio, in Abruzzo, o Sauris, nella friulana Carnia. La scorsa estate Bisol ha iniziato a pensare di trasportare l’idea a Burano. L’idea mi piaceva perché andava a contrastare l’esperienza di albergo che tende a isolare gli ospiti, allo stesso tempo recuperando il villaggio intorno, spiega. Così si è messo al lavoro per acquisire case dei pescatori che saranno ristrutturate, con design e arredamento rispettoso della tradizione, per realizzare una rete alberghiera in cui gli ospiti vivranno la vita degli abitanti e avranno poi servizi unici di ristorazione e amministrazione. Nei prossimi mesi, il progetto si andrà espandendo con l’avvio dell’albergo diffuso di Burano. Attualmente si è nella fase di acquisizione delle case che dovranno essere circa 50, per un investimento da 50 milioni di euro di cui l’azienda Bisol prevede di mettere il 20%. A fine novembre, Gianluca Bisol era a Londra all’International Property Event, per cercare investitori. Stiamo contattando i responsabili di fondi di real estate e privati. C’è interesse dal Giappone, Usa, Gran Bretagna, India. Nel 2011 contiamo di rendere operativo il progetto. Dovrà essere concluso nel 2015, per l’Expo di Milano”. Per portare le casette colorate di Burano in una vetrina internazionale e portare il mondo nella laguna.

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