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Il Gusto

Champagne Roederer anamnesi di un mito…Jean-Baptiste Lécaillon, chef des caves di Louis Roederer “L’ego dell’uomo non può avere la meglio sul gusto dell’uva dovranno nascere vini del suolo, in cui la terra è sovrana”… “La nostra fortuna è il nostro territorio, eletto, formidabile. Di una ricchezza che ci permette
di fare vini con caratteri diversi capaci di enfatizzare le differenze delle esposizioni, altitudini e suoli”. Lo Champagne è poesia in bilico sul filo della natura e lo spiega benissimo in questa frase Jean-Baptiste Lécaillon, chef des caves e direttore generale di Champagne Louis Roederer da oltre 30 anni. Fautore di quel cambiamento di rotta che ha portato il marchio a nuove sfide. Alla ricerca più intima della natura della Champagne e della sua espressione. All’uomo solo il compito di riportare la natura, così com'è, in bottiglia, in vini che “nascono in vigneto” e là si esprimono. Lo studio della Champagne e degli ettari su cui si stende la Maison ha portato lo chef des caves a disegnare un futuro decisamente innovativo, basato su un percorso di creazione che oramai non può prescindere dalle conseguenze del cambiamento climatico, che affronta oggi con il piglio che lo contraddistingue. Per Jean-Baptiste Lécaillon, “il cambiamento climatico è un’opportunità”. Una posizione forte, ma non cinica. Definisce il profilo di un sognatore pragmatico. Prendere un problema e tramutarlo in una chance. Ma cosa significa adattarsi oggi a questo nuovo mondo, per poter fare lo champagne del futuro? Per Roederer la soluzione è unica: accettare di scollegarsi dall’idea di champagne del passato, con ricette e protocolli invasivi. E rimettersi alla natura, ripensando le vinificazioni, cambiando approccio alla viticoltura. Come la maison ha iniziato a fare nel 2000, con la conversione al biologico e nel 2006 con la nascita degli appezzamenti di Cumières, condotti in biodinamica. Qui è nato il laboratorio dove studiare gli effetti del riscaldamento globale sulle uve; contemporaneamente la Louis Roederer ha lavorato allo studio delle differenze intime della Champagne, dividendola in Macro Climat (assem blaggio di 51 parcelle selezionate da tutte le zone), Meso Climat (assemblaggio di più appezzamenti provenienti da uno stesso villaggio), Micro Climat (vini parcellari da singolo vigneto) e infine l’apice, il Nano Climat, che in natura non esiste - la matrice è il suolo, solo calcareo - ma dà vita alla prestigiosa cuvée Cristal, 1 00% biodtnamica dal 2012. Ma in cosa consiste, oltre le porte del laboratorio, questo progetto? Innanzitutto, racconta la viva voce di Lécaillon, è fondamentale valorizzare la terra, la vigna. “Le nuove generazioni degli enologi che escono dalle scuole francesi guardano i parametri sbagliati”. Ci si dovrebbe invece “adattare agli ingredienti e valorizzarli. Nelle scuole spesso non si spiega il perché, che è la cosa più importante, ma solo il come. E l’eredità di Napoleone: voleva i francesi tutti preti e soldati, dovevano solo eseguire ordini”. Una filosofia politica che va scardinata. “L’ego dell'uomo non avrà più la meglio sul gusto dell’uva, dovranno nascere vini del suolo”, figli della terra. “Da tempo - prosegue l’esperto – Non parlo più dell'abusato terroir, termine spesso usato da chi tutto fa tranne che seguirne í principi”. Un cambio di prospettiva da cui nasce Collection, progetto che concretizza il cambiamento. I lavori sono iniziati nel 2012 con lo stoccaggio, in assenza di ossigeno, di una parte del vino prodotto al quale si sono aggiunte stelle vendemmie successive altre masse. Il risultato? Una miscellanea di vendemmie che crea la reserve perpetuelle, che per Lécaillon è il “pilastro dello Champagne del futuro”, con oltre sei millesimi diversi. Sono il segreto di ogni cosa? No, perché la reserve perpetuelle rappresenta poco meno della metà dell’assemblaggio in ogni Collection, gap colmato e risolto dai vini d’annata e dai vini di riserva. Entrambi scelti per un motivo: i primi sono la variabile naturale che firma il gusto dello champagne e muta a ogni armata; i secondi sono invece la sicurezza, la costanza, un fattore fisso del blend con il loro invecchiamento in grandi fusti di legno per circa 8 anni, di media. E il lavoro in vigna? Nelle settimane che anticipano la vendemmia la Maison Roederer inizia a campionare le uve, selezionando solo 51 tra le 410 parcelle dei vari appezzamenti, in modo da poter raggiungere esclusivamente la migliore voce di ogni territorio. Queste uve portano alla nascita di Collection, un Macro Climat multimillesimato. Un viaggio in cui i vini d’armata giocano un ruolo fon damentale, a partire dalla scelta delle uve fino ad arrivare alla graduale riduzione della malolattica e del dosaggio. Ogni scelta è legata alla successiva come in una catena di ballerine che si tengono per mano per confezionare lo spettacolo migliore. Che in questo caso è la scelta di Lécaillon che tende, sempre più, alla ricerca di un vino espressivo e puro, teso e dina mico nel sorso. Sempre più alla ricerca della poesia della Champagne.

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