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Il Gusto

Frappato e Fiano tra i vini vince il Sud … C’è un’Italia del vino che chiede solo di esser scoperta, accarezzata, degustata con cura. E il Paese fatto di piccole denominazioni e di artigiani della cantina che amano, si appassionano, ricercano ben prima di pro muovere e vendere. Sono loro i protagonisti delle degustazioni dei veri wine lover, coloro che fanno della curiosità il proprio motore e della lentezza la cifra stilistica. E l’Italia che si ritrova nelle pagine della Guida Slow Wine, curata da Giancarlo Gariglio: 2006 storie di vignaioli in 1152 pagine. Libro in cui sin dalla prefazione si parla di patrimoni culturali ed economici e di baratro climatico di cui i vignaioli sono ben consapevoli, lavorando a stretto contatto con il meteo e trovandosi spesso di fronte a grandinate, picchi di caldo, piogge insistenti. Ciononostante, la resilienza e la passione dei viticoltori riescono a essere più forti. Ed ecco che, con caparbietà, vengono fuori le storie più belle. Quelle da assaporare senza fretta e con intensità. E arrivano soprattutto dal Centro-Sud. “L'Italia del vino è in ottima forma rispetto ad altri settori più in crisi - dice Gariglio - Ed è nel Centro-Sud che ci sono i maggiori margini di crescita. In zone fortunate dal punto di vista del reddito come Montalcino,
Barolo o Barbaresco è complicato investire in nuovi progetti, mentre ci sono molti più margini in regioni come Campania, Sicilia, Puglia, Abruzzo o in enclave vicine a quelle blasonate ma meno note: come ad esempio, la favolosa denominazione di Montecucco che sorge a pochi chilometri dalle terre del Brunello o come, proprio accanto alle Langhe, il regno della Barbera di Asti”. Ma quali sono i vini su cui scommettere? Risponde Gariglio: “Se si parla di bianchi, andrei su Catarratto in Sicilia, Fiano di Avellino e Greco di Tufo in Campania, Verdicchio nelle Marche, Soave nel Veneto. Quanto ai rossi, Frappato in Sicilia, Agliano del Vulture in Basilicata, Primitivo di Gioia del Colle in Puglia. E poi su zone promettenti come l’Alto Piemonte con i suoi Nebbioli, Carema e Gattinara”. A proposito di rossi, impossibile non notare la loro attuale crisi annunciata, legata al riscaldamento globale e al cambio delle abitudini alimentari a favore di piatti più leggeri: “Lo stile dei vini sta cambiando - riflette Gariglio - si usa meno legno, si fanno prodotti più snelli. Bisogna però che anche nella comunicazione i produttori evidenzino l’aspetto light delle etichette: basta col promuovere i grandi rossi con piatti pesanti e impegnativi”. Fra i premi conferiti dalla Guida, ci sono 238 chiocciole (di cui 19 nuove), assegnate a chi coltiva la vigna secondo la filosofia Slow Food, che edita il manuale. “Per noi la visita in cantina è fondamentale per constatare come i produttori non usino diserbanti e rispettino l'ambiente in toto - dice Gariglio - Spesso viviamo di prodotti di marketing, vini
comprati sfusi alla cantina sociale, imbottigliati e infiocchettati. Non è questo che ci interessa: la differenza è fra vini di plastica e vini veri”.

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