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VERSO LA BREXIT

Il mercato del vino britannico: consumi in calo ma cresce in valore, primi passi della produzione UK

Il terzo mercato d’elezione per l’export del vino italiano nelle parole di David Gleave, presidente di Liberty Wines
BREXIT, LIBERTY WINES, UK, Mondo
Il fondatore di Liberty Wine, in Uk, David Gleave

Il mercato del vino del Regno Unito, che per le etichette tricolore è il terzo in ordine di importanza dopo quello Usa e quello tedesco, continua a rappresentare uno snodo importante dal punto di vista delle tendenze generali, con la sua multiculturalità e il suo approccio mondializzato, ma anche un problema in vista dell’entrata a regime della Brexit. In più, l’Inghilterra sta lentamente, ma con buona costanza, diventando un Paese produttore, grazie al climate changing, principalmente, ma anche alla localizzazione, specialmente nel Sud dell’isola di terroir che potrebbero trovare una loro originalità produttiva. Se n’è discusso nell’edizione n. 73 del Congresso di Assoenologi di scena a Trieste, la kermesse che riunisce i migliori tecnici del Belpaese.
“Il mercato inglese dal 2007 è in calo - spiega David Gleave, presidente di Liberty Wines - e percentualmente negli ultimi 10 anni ha perso l’11%. I Millennials tendenzialmente bevono poco, incidendo non poco sulle statistiche, ma il valore (l’8% dei ristoranti top d’Inghilterra vende il 16% del valore totale del vino importato, n.d.r.) è invece in crescita, perché i prezzi sono in aumento, come le accise (siamo oggi a 3 euro a bottiglia, n.d.r), evidenziando i primi effetti della Brexit annunciata”. Come nel resto del mondo però, anche in Inghilterra c’è una tipologia che gode di ottima salute e cioè quella degli sparkling wines “le bollicine crescono costantemente - aggiunge Gleave - attestandosi attualmente su un +11%, mentre sia nel Off Trade che nel Out Trade il vino fermo scende, ma crescendo in valore +4%”.
Al contrario degli Stati Uniti, in Gran Bretagna chiunque può importare vino e venderlo al dettaglio o all’ingrosso. Una situazione che facilita l’approccio al mercato di Sua Maestà per i produttori di tutto il mondo e che vede una situazione in cui “il circuito ho.re.ca. rappresenta il 17% in volume e il 30% in valore - sottolinea il presidente di Liberty Wines - i Supermercati il 50% in valore e il 67% in volume, le enoteche il 12% in valore e il 14% in volume, con discount e vendita on-line in netta crescita, ed un incremento previsto rispettivamente del +50% e del +54% nel 2022”.
Il prezzo medio di vendita di una bottiglia di vino sul mercato britannico è mediamente di 6 sterline, il che significa “che i vini partono dalle cantine con un prezzo di 1,20-1,30 euro - prosegue Gleave - mentre continua in modo robusto il fenomeno delle Private label con fornitori da tutto il mondo, i primi cinque posti sono occupati da Accolade Wines, Treasury Wine Estate, Concha y Toro e Gallo”.
La classifica dei Paesi che esportano in Uk vede al primo posto l’Australia, al secondo l’Italia, al terzo gli Usa e al quarto la Francia, ma l’Inghilterra è diventato terra di produzione enoica lei stessa che “per il 65% è fatta di spumanti, l’1% dell’intero mercato delle bollicine in Inghilterra, ma saranno 40 milioni le bottiglie di “Britagne” previste entro 20 anni - conclude Gleave - mentre ancora non sappiamo bene cosa succederà con la Brexit ma l’export di Gin e Whiskey made in England pesa quanto il vino importato in Gran Bretagna e questo potrebbe indicare che non cambierà poi molto”.

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