Il mercato della Cina? Antidumping o meno, è fondamentale presidiarlo costantemente per avere risultati. Percheè si tratta di un mercato giovane dove c’è veramente poca conoscenza del mondo del vino e quello italiano rappresenta una nicchia ancora troppo piccola: solo il 5% dei vini importati in Cina sono italiani rispetto al 50% dei francesi, a causa anche di un ritardo culturale. Proprio per presidiarlo da vicino, alcune grandi aziende hanno scelto la strada del resident area manager, un “ambasciatore del sistema Italia a 360°” sul posto, una soluzione diversa, rispetto ad altri mercati. E’ il caso della Castello Banfi, cantina di punta del Brunello di Montalcino e dell’Italia del Vino, una scelta legata prima di tutto all’importanza del mercato in crescita, secondo Rodolfo Maralli, responsabile marketing Castello Banfi, ma dove sono soprattutto la comunicazione e l’educazione del consumatore cinese a fare la differenza, secondo chi, quel mercato, lo presidia quotidianamente, come Paolo Fassina, area manager Asia di Banfi, “per far capire cos’è l’Italia nel mondo del vino, perché quello che al momento non si percepisce è che l’Italia è il più grande produttore in volumi al mondo, il primo Paese al mondo per esportazione, mentre la percezione che si ha di noi è si essere il 5% del mercato”. Fondamentale, su tutto, avere un partner importante sul mercato: Banfi ha Asc Fine Wines, tra i principali player del grande mercato asiatico, che ne condivide la strada dell’educazione, del consumatore cinese, dappertutto, sottolinea David Lucas, vicepresidente del grande importatore (contributo audio da winenews.tv: http://www.winenews.tv/index.php?wnv=4733).
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