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IL RISORGIMENTO DI “ENOTRIA”: CAVOUR E RICASOLI, ARTEFICI DELL’UNITÀ D’ITALIA E DELL’“ALTRO RISORGIMENTO”, CHE HA PORTATO L’ENOLOGIA ITALIANA AI VERTICI MONDIALI. E CON L’ITALIA UNITA NASCEVA ANCHE IL CHIANTI CLASSICO CREATO DAL “BARONE DI FERRO”

Italia
Il barone Bettino Ricasoli inventore del Chianti

1861: l’Italia è finalmente unita e alla presidenza del consiglio della nazione appena nata, si alternano, in breve tempo, Camillo Benso Conte di Cavour e Bettino Ricasoli. Uomini intimamente uniti nei propositi e nei progetti politici, sono anche due imprenditori agricoli, convinti della portata storica della loro professione, finalmente in grado di scardinare la superata figura del “rentier”. Non solo, uomini persuasi che i tempi fossero ormai maturi per l’abbandono di un’agricoltura improvvisata, da sostituire necessariamente con l’introduzione, nella pratica, di quei principi scientifici che avevano contribuito allo sviluppo, per esempio, dell’agricoltura inglese.
Uomini uniti anche dal vino: l’uno “inventore” del Barolo e l’altro della formula del Chianti “sublime”, destinato a diventare il Chianti Classico di oggi, che alla stazione Leopolda di Firenze, il 15 e 16 febbraio, presenta le nuove annate in commercio, la 2009 e la Riserva 2008, oltre all’anteprima del 2010 nella “Chianti Classico Collection” (info: www.chianticlassico.com). Una formula, che seppur modificata negli anni non ha mai tradito il principio originario che ispirava il suo creatore: dare una spinta determinante al modo di fare e di intendere il vino, valorizzando un territorio unico come quello del Gallo Nero, attraverso un prodotto che avrebbe conquistato il mondo proprio perché capace di raccontare il suo terroir come nessun altro. Ricasoli e Cavour erano pronti a scommettere (l’esportazione di vino italiano si attestava sui 350.000 ettolitri di vino da taglio, contro i sei milioni di ettolitri di vino di qualità esportato dai francesi, secondo la prima statistica dell’Italia Unita) che l’Italia unita sarebbe ritornata ai fasti dell’antica Enotria, producendo vini in grado di affrontare la concorrenza con quelli francesi. Più sporadico il contributo del piemontese, decisamente più sistematico e appassionato quello del toscano che, in realtà, segnò un vero e proprio cambio di passo nella considerazione dell’agricoltura e, in particolare, della viticoltura e dell’enologia, che, da quel momento, ricevette una spinta decisiva verso gli standard qualitativi dei vini francesi.
Bettino Ricasoli credeva fortemente che un Paese moderno dovesse trovare nell’agricoltura uno degli elementi fondamentali della propria economia e, specificatamente, nel vino quel bene che fungesse da “biglietto da visita” negli scambi internazionali. Il vino come prodotto simbolo per l’export, dunque, capace di rappresentare la storia e la cultura di tutto un popolo. Una visione di lunga portata, quella di Ricasoli che, proprio oggi, in un momento di crisi economica globale, trova una conferma quasi profetica, nei risultati raggiunti dai vini del Bel Paese nelle maggiori piazze di tutto il mondo. Insomma, il sogno di Ricasoli di vedere il vino come colonna portante del made in Italy nel mondo, trova una delle sue conferme più importanti proprio nell’anno della celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, una sorta di data simbolica che segna anche la conclusione di un processo, intuito per la prima volta proprio nel Castello di Brolio, che ha condotto il vino italiano a raggiungere e, in qualche caso, a superare la “grandeur” dei vini d’oltralpe. Una congiuntura storica per certi versi irripetibile e straordinaria, quella che si stava svolgendo nel 1861, in cui il vino era decisamente protagonista: dal Barolo piemontese, al Marsala siciliano passando dalla Toscana, dove Bettino Ricasoli stava creando il Chianti. Proprio il territorio del “Barone di ferro” rappresenta a distanza di 150 anni una delle realtà vitivinicole più importanti della scena internazionale. Le milioni di bottiglie di Chianti Classico che ogni anno il Consorzio e i suoi produttori presentano ai consumatori di tutto il mondo sono le migliori testimoni di un periodo storico che se ieri ha viaggiato parallelamente a quello della riscossa nazionale, ha creato le basi per un moderno sistema socio economico, basato sull’arte di fare di vino, che contribuisce oggi a posizionare la viticoltura e l’enologia italiana saldamente ai vertici mondiali.

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