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Il Sole 24 Ore / Rapporti Marche

La gastronomia conquista clienti ... Dal prosciutto di Carpegna all’oliva ascolana sale il peso delle tipicità come ragione del viaggio… Le tipicità alimentari come forte motivo di richiamo turistico. Infatti, dalle cinque province, così eterogenee in termini di tessuto geografico, nascono percorsi capaci di creare un filo rosso di grande interesse per chi sceglie di conoscere la regione scoprendo il valore della buona tavola attraverso 5 Dop regionali, 3 Igp nel comparto carni e ortofrutticoli e, nel settore vino, 2 Docg, 15 Doc e 1 Igt.
Partendo dal sud delle Marche, dati di fonte Eurispes e provincia di Ascoli Piceno forniscono un quadro che colloca l’enogastronomia al quarto posto nella classifica delle motivazioni che muovono il turista in questa fascia territoriale, evidenziando un 24% che distacca in misura minima il profilo dell’accoglienza e di dieci punti percentuali l’ambiente naturale e il patrimonio culturale. Una recente indagine motivazionale, condotta a fine 2007 da Selecta, conferma come il desiderio di alta qualità dei prodotti alimentari muova fortemente le leve di chi viaggia e motivi il 52,6% dei turisti. Quanto alla Dop dell’oliva ascolana, la produzione è scarsissima e i costi di raccolta delle drupe, lavorate una a una, ovviamente elevati. Nazzareno Migliori, presidente del Consorzio, fiero del fatto che proprio in questi giorni è stato deciso l’ingresso anche degli industriali all’interno del Cda, spiega la questione della Tenera: “Anche se la resa è molto bassa, niente come l’oliva può offrire incassi così alti. Fortunatamente le prospettive sono cambiate e gli agricoltori hanno colto questo valore: negli ultimi due anni sono state messe a dimora 10mila piante e su altre 10mila stiamo lavorando proprio in questi mesi”.
I numeri parlano di circa 7mila quintali l’anno e di un prezzo al consumo di fonte Ismea/Consorzio pari a 7 euro al kg. Paolo Mazzoni, presidente Coldiretti Fermo e Ascoli Piceno, sottolinea l’altissima incidenza di “fa1se” ricette che confondono non solo il settore economico ma anche quello turistico.
Spostandosi a nord, è la zona urbinate a catalizzare l’interesse degli appassionati di enogastronomia. Con le due Dop della zona, Casciotta di Urbino e Prosciutto di Carpegna - titolari del riconoscimento Ue dal 1996 - si è creato un valore al consumo superiore ai io milioni di euro. Base di quel formaggio di fossa tanto conteso tra Marche e Romagna, la Casciotta viene prodotta nell’intera provincia di Pesaro e Urbino e commercializzata sostanzialmente entro i confini regionali. Il Consorzio a tutela della denominazione si è costituito nel 1992, riuscendo a finalizzare l’obiettivo di tutela e conservazione del prodotto fino a quel momento rese possibili dalla produzione costante della Cooperativa del Petrano, assorbita poi nel Consorzio stesso.
Paolo Cesaretti, product manager di Fattorie Italia, fornisce i numeri della Dop: una produzione annua pari a 235 tonnellate per un prezzo medio di circa 10 euro al kg. I dati Ismea attestano un valore alla vendita per lo scorso anno pari a 2,47 milioni di euro che, confrontato con gli anni dal 2002 al 2004, mostra un trend invariato.
Carpegna, patria storica del prosciutto che già nel medioevo veniva rifornita di diritto dalla salma di Cervia, offre sul mercato le due versioni del Ghianda e San Leo. Secondo Ismea, la Dop si può stimare intorno agli 8,3 milioni di euro come fatturato alla produzione e in 14,5 come ricavi al consumo. Nel 2007 sono stati commercializzati 82mila prosciutti.
Quanto al segmento del vino, il volume economico marchigiano raggiunge i 10 milioni di euro di cui il 60% interamente assorbito dalle Doc, salite a 15 nello scorso anno.

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