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Italia Oggi

Così i vini della Valtellina restano immuni alla stagnazione che colpisce le altre Ig … I vini valtellinesi superano di slancio i livelli pre-pandcmici e rimangono immuni dalla stagnazione che colpisce le altre denominazioni. Nel 2022 gli imbottigliamenti hanno raggiunto 3,4 mln, meglio dei 3,3 mln del 2019, con un’accelerazione dei vini di maggiore valore, come Sforzato e Sassella. “Non avvertiamo problemi di giacenze, anzi vendiamo i nostri vini troppo velocemente: abbiamo un prodotto che piace molto”, sottolinea il presidente del Consorzio vini di Valtellina, Danilo Drocco. “Per noi, l’aumento dei prezzi non è un fatto recente. Abbiamo iniziato a ritoccarli da qualche anno per pagare meglio le uve e garantire, da un lato, una sostenibililà a 360 gradi del nostro territorio e, dall’altro, incentivare i giovani a fare l’agricoltore”. I vini della Valtellina arrivano soprattutto dal vitigno Chiaven nasca o Nebbiolo delle Alpi. Gli ettari di vigneto sono soltanto 820, dislocati in una valle stretta tra le Alpi Retiche e le Prealpi Orobiche, e ad altezze che vanno dai 300 agli 800 metri. Il clima particolare della valle, esposta al sole per 1.900 ore l’anno e con grandi escursioni termiche notturne, ha creato condizioni ideali per la coltivazione della vite, ma il prezzo da pagare per le difficoltà connesse alle pendenze è elevato. Mediamente in montagna servono 1.500 ore di lavoro manuale contro una media in pianura inferiore alle 200. Peraltro il lavoro manuale dell’uomo sarebbe impossibile su questi pendice in Valtellina non ci fossero i muretti a secco che si estendono per oltre 2.500 km. Sono iscritti nella lista del patrimonio immateriale Unesco. I costi sono dunque elevati e i prezzi dei vini scontano questa condizione. Il prezzo dello Sforzato della Valtellina Docg (nel 2003 il primo vino rosso passito secco ad aver ottenuto la Docg varia, a seconda dell’annata, da 40 a oltre 100 euro a bottiglia. Il Sassella (una delle 5 sottozone del Valtellina superiore insieme a Maroggia, Grumello, Inferno e Valgella) può arrivare a 50/60 euro a bottiglia. “Il clima della valle dà ai nostri vini freschezza e croccantezza”, aggiunge Drocco che è direttore della cantina Nino Negri del Gruppo italiano vini. “Sullo Sforzato abbiamo realizzato un buon lavoro per trasformarlo da vino da meditazione a vino da abbinare al cibo. Oggi abbiamo lo stesso alcol di Barolo e Barbaresco. E’ un vino attento alle preferenze del consumatore che oggi chiede sentori di frutta fresca e pia-cevolezza del tannino”. Infatti il consumatore chiede vini meno robusti e con livelli alcolici contenuti. “Siamo fortunati: in Valtellina si sviluppano vini con queste caratteristiche e nonostante il cambiamento climatico manteniamo ottime escursioni termiche. Inoltre le nostre uve maturano sulla roccia madre e questo non favorisce lo sviluppo di alcol che per tutti i nostri vini si attesta a 13/13,5 gradi. I vini valtellinesi vengono venduti prevalentemente in valle, i maggiori consumatori sono i turisti. I produttori hanno cercato anche di allargare i mercati d’esportazione, al di là degli sbocchi tradizionali di Svizzera, Austria e Germania. Ma il limite è dettato dalla disponibilità che non può superare certi livelli. E la prossima vendemmia? “Quest’anno è piovuto abbastanza e non ci sono i 30/32 gradi del 2022. Siamo nella fase dell’allegagione e sono ottimista”, conclude Drocco.

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