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Italia Oggi

I vini toscani riprendono slancio … Ma sulle vendite pesano aumenti deiprezzi e crisi dei rossi… I vini toscani risalgono la china ma non abbastanza. Sulle vendite pesano gli aumenti dei prezzi e la crisi conclamata dei vini rossi. Nel primo semestre del 2023 le bottiglie delle denominazioni toscane immesse sul mercato sono calate del 9% rispetto all’analogo periodo del 2022. Un dato pesante ma meglio di inizio anno quando, per esempio, ad aprile segnava -12%. Secondo i dati dell’Associazione vini toscani (Avito), nel primo semestre le fascette di Stato acquistate dai produttori delle Doc Top 15 (non si fa magazzino) sono relative a 134 min di bottiglie vendute rispetto ai 148 min del 2022 e ai 149 mln del 2021. Al giro di boa del 2023, scivolano quasi tutte le denominazioni. In particolare, il Rosso di Montalcino incappa in un vistoso -24%, l’Igt Toscana e il Nobile -17%, Chianti classico e Rosso di Montepulciano -13%, Vernaccia -8%, Brunello di Montalcino -6% e Bolgheri -3%. In grande spolvero Maremma Toscana e Vini Orcia, +13%, mentre il Chianti rivede un segno positivo (+1%) dopo un 2022 di grande sofferenza (-15%). “La crisi degli imbottigliamenti”, esordisce Francesco Mazzei, presidente di Avito e del Consorzio Maremma, “è data certamente dal calo della do manda ma credo anche da una discreta carenza di prodotto. Peraltro, come dimostrano i dati della Gdo, la contrazione delle vendite colpisce in particolare la fascia entry level. Non ci risultano problemi nell’Horeca. Credo che alla fine dell’anno il dato complessivo della Toscana rimarrà negativo ma più contenuto del -9%”. In effetti il -17% dell’Igt Toscana (circa 48 min di bottiglie, oltre un terzo del totale imbottigliato) potrebbe avvalorare la tesi della debolezza dei vini meno pregiati. Apparentemente meno spiegabile il caso del Chianti classico (-13%), una denominazione da anni sugli scudi e che da luglio può contare per la Gran selezione anche sulla menzione locale in etichetta. Secondo Carlotta Gori, direttore del Consorzio, “il dato negativo è fortemente influenzato dagli eventi ecce zionali dal 2020 in qua. I produttori ci dicono che per il 2023 hanno una programmazione in linea con l’anno prima, anche se per diversi mesi, nella fase più difficile del caro-vetro, hanno imbottigliato in anticipo per evitare eventuali nuovi aumenti”. Ciò detto Gori è tranquillizzante: “Il prezzo del vino sfuso è adeguato e le aziende e la denominazione registrano buoni andamenti”. Quanto al capitombolo (-24%) del Rosso di Montalcino, Mazzei ipotizza una carenza di offerta. Difatti alla base c’è uno squilibrio strutturale fra domanda e offerta: nel 2022 il Rosso di Montalcino ha registrato, secondo i dati certificati di Valoritalia, una crescita degli imbottigliamenti del 2,9%. Questi, nel complesso, viaggiano intorno a 4,5/4,6 mln l’anno ma con una produzione che non va al di là di 3,5 mln mentre le giacenze, -30% rispetto al 2019, non raggiungono 7 mln di bottiglie. Da qui l’annuncio del Consorzio che aumenterà il vigneto fermo da 26 anni. Chiare invece le ragioni del rimbalzo a due cifre del Maremma. “La crescita è trainata soprattutto dal Vermentino e credo che la produzione di 1,5 mln di bottiglie possa raddoppiare”, sottolinea Mazzei. “Sono soddisfatto, ma la denominazione è giovane ed eviterei trionfalismi”.

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