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Italia Oggi

Rally Vermentino. Cecchi: altri 20 ettari in Maremma … La cantina toscana crede nella sua crescita. Einveste… “Ho appena firmato un contratto di affitto di 25 anni per un terreno di 20 ettari in Maremma. A gennaio inizieremo a piantare e fra tre anni il vigneto darà la prima produzione di Vermentino. Il canone è di appena 1.500 euro. Talvolta conviene prendere in affitto anziché acquistare”: è l’ultimo contratto firmato da Andrea Cecchi, ceo dell’omonima cantina toscana. Secondo l’imprenditore i consumi dl Vermentino sono destinati a crescere ulteriormente nonostante il rally dei vini bianchi duri da diversi anni. “Non c’è abbastanza uva rispetto alla domanda, ed è certo che la domanda di Vermentino crescerà”, aggiunge Cecchi, quarta generazione di un’azienda che festeggia i 130 anni e che ama definirsi cultrice del Sangiovese. Oltre alla tenuta maremmana di Val delle Rose, la famiglia Cecchi controlla Villa Cerna e Villa Rosa nel Chianti classico, Castello Montauto a San Gimignano e Tenuta Alzatura a Montefalco (in Umbria). Oltre a sei ettari a Montalcino. Nel complesso si tratta di 360 ettari a vigneto, con una produzione di 9 min di bottiglie. Il controllo della società è per il 57% nelle mani di Andrea Cecchi e per il 43% fa capo al fratello Cesare. Nel 2022 l’azienda ha realizzato un fatturato complessivo di 41 mln di euro, di cui il 56% realizzato in Italia e il resto oltrefrontiera. Sul fronte commerciale, nella gdo “scendiamo dell'8% a volume e del 4% avalore, ma abbiamo alzato un po' il piede dall’acceleratore delle promozioni per puntare più sul margine”. Completamente diverso il trend nella ristorazione dove Cecchi nel primo semestre registra un balzo a volume intorno al 9% e a valore vicino al 14%. I prezzi sono stati ritoccati di quasi il 5% e il numero dei clienti è aumentato di quasi il 9%. Nel complesso Cecchi è ottimista per i consumi estivi e il finale dell’esercizio. “Sono fiducioso sulla tenuta delle vendite, anche se inevitabilmente arretreranno un po’ in seguito all’aumento dei prezzi”, puntualizza Cecchi. Diverso il discorso sul Chianti classico che nel primo semestre del 2023 ha segnato uno slittamento degli imbottigliamenti del 13%. Cos’è successo? Per Cecchi “lo scivolone del Chianti classico è un fatto del tutto contingente causato, in primis, dall'aumento dei prezzi e, poi, dagli importatori nordamericani che nel 2022 si sono accaparrati le forniture di Chianti classico per evitare il caro noli. Ora devono svuotare i magazzini prima dei nuovi ordini”. Per qualche anno l'azienda è stata semi-paralizzata da una disputa familiare e dall’ingresso di un commissario giudiziario fino a giugno 2022. Ora però è libera da vincoli e la governance dell’impresa è chiara. “Ho potuto riprendere il lavoro e ho ripreso a girare e raccontare il nostro progetto”, racconta Cecchi che oltre ad essere un agronomo è fortemente proiettato nella gestione tecnica. Sul fronte atmosferico, l’imprenditore toscano non nasconde i danni arrecati dalla peronospora. “Far previsioni oggi è impossibile”, sottolinea. “Bisognerà attendere metà agosto per esprimere una valutazione realistica. Tuttavia i danni dipendono anche dai trattamenti anti-peronospora di ogni singola azienda e dalla zona in cui opera. In generale però oggi la peronospora è sotto controllo e il caldo di queste settimane ci aiuta”.

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