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Italia Oggi

L’inflazione gonfia i ricavi del vino, ma i costi alti erodono i margini. Mediobanca dà i numeri alla Milano wine week … L’inflazione ha generato i tre quarti della crescita del 9,1% del fatturato 2022 delle imprese vinicole, concentrandosi sul canale Horeca (+19,9%) e sulla fascia premium (+13,7%). Lo tsunami dei costi ha eroso il 20% del margine operativo, ma senza compromettere la stabilità delle nostre imprese vinicole che, anzi, mostrano parametri patrimoniali più solidi della media del manifatturiero. Sono i primi dati dell'area studi Mediobanca provenienti dai bilanci 2022 delle aziende vinicole. L’anteprima è arrivata nel corso di un evento Federvini nel quadro di Milano wine week, la kermesse meneghina che terrà banco fino al 15 ottobre. In dettaglio, secondo i dati Mediobanca, l’aumento delle vendite è stato più sostenuto in Italia (+10,3%) che all’estero (+8%), complice anche la minore pressione sui prezzi oltreconfine. I rincari di energia e materie prime hanno appesantito i costi dal 71,1% al 75,4% del 2022. E l’utile operativo, che nel quinquennio 2015/19 era stato del 5,8%, è planato al 4,6%. Gli investimenti del vinicolo sono scesi dal 4,7% medio del quinquennio al 4,1% del 2022. “Questo rally dei costi”, ha detto Oriana Romeo, di Mediobanca, “non ha minato la solidità finanziaria delle imprese: infatti il rapporto disponibilità liquide/debiti è del 41,9% contro il 29,5% del settore manifatturiero mentre i debiti finanziari a medio-lungo termine sono oltre il 55% contro il 47% del manifatturiero”. Qual è oggi lo stato di vitalità del vino tricolore? Nel primo semestre l’export rimane inchiodato per vini fermi e frizzanti a 3,7 mld di euro (8 mld nell’intero 2022), con uno strappo del +5% dei bianchi e uno scivolone dell’8% dei rossi. Denis Pantini, responsabile wine monitor Nomisma, ha rilevato che solo Uk e Francia hanno aumentato l’import di vino italiano, rispettivamente +6,4% e +4,4% a volume. Mentre Germania, Usa e Canada hanno accusato perdite comprese fra i16 e 1’11%. La Corea del Sud addirittura il 30%, ma è un caso di cedimento dopo un sovrastoccaggio. “La novità”, ha sottolineato Pantini, “è che dopo anni di crescita anche gli spumanti soffrono. Mentre c’è da chiedersi se la crisi dei rossi sia un dato strutturale o contingente”. Per Ettore Nicoletto, ceo di Angelini wines and estates: “E’ troppo presto per dare una risposta: il fenomeno è partito 18 mesi fa e c’è ancora un effetto de-stocking. E' necessario monitorarlo per almeno 2 0 3 anni prima di affermare che la causa sia la disaffezione”. Una complicazione in più potrebbe arrivare da una vendemmia stimata in calo del 12%. La carenza di vino potrebbe spingere i prezzi ancora più in alto? “Non credo”, ha obiettato Nicoletto, “non ci sarebbe capacità di assorbimento da parte del mercato e poi c’è uno stock di 45 mln di ettolitri”. Infine, nel corso di Milano wine week è emerso che, dopo due anni e mezzo di iter burocratico, è in vigore il nuovo il nuovo disciplinare del Franciacorta. Fra le altre cose, prevede che il colore del Franciacorta Rosé sia fissato con metodo scientifico e non più basandosi sull’occhio umano. “Le differenze sono un valore”, ha detto il presidente del Consorzio Franciacorta, Silvano Brescianini: “Ma è meglio essere precisi. Servirà a noi ma anche al mondo del vino”. Perché tanto tempo per il via libera? “Probabilmente il Comitato nazionale vini ha avuto difficoltà a digerire una cosa di cui perdeva il controllo”, ha risposto Flavio Serina, responsabile ricerca e sviluppo del consorzio: “Ma in realtà il comitato può riprenderselo quando vuole”.

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