Il tempio del vino preferito da Gianni Brera e osannato da Veronelli è adesso minacciato danna tangenziale di 40 metri di larghezza… Alla trattoria Nuova Arena di Milano, erede di una grande tradizione di cucina milanese, mia bottiglia di Barbacarlo costa 140 euro, assai più di alcune bottiglie di Barolo elencate a fianco. Eppure col Barolo questo vino ha in comune solo il colore, anche perché è brioso, frutto di una fermentazione naturale di croatina, uva rara e ughetta che ogni anno si presenta come natura crea, talvolta anche abboccato. Lo produceva a Broni Lino Maga, mancato due anni fa a 90 anni compiuti; Giuseppe, il figlio, porta avanti la cantina con risultati sempre eccellenti, a leggere il gradimento che continuano ad avere sia il Barbacarlo sia il Montebuono, che è l'altra etichetta sempre di vino rosso, ma non frizzante. Il vino di Maga Lino (così amava farsi chiamare) era il più amato da Gianni Brera, possibilmente con la cassoeula, ma persino Luigi Veronelli ebbe a difenderlo davanti ai distinguo di suoi collaboratori ai quali dovette spiegare che anche “il peggior vino contadino è migliore del miglior vino di industria”. Personaggio mitico, salì agli onori delle cronache quando dimostrò negli uffici di Roma che il suo vino doveva avere la Doc, perché era prodotto nella vigna dello zio (il barba) Carlo. E fu storica la sentenza a suo favore del Tar del Lazio. Testardo e determinato non si abbatté neppure quando gli rifilarono una multa perché in etichetta aveva scritto D.O.C. anziché denominazione d'origine controllata per esteso. La sua cantina era meta di raduni di amici veri, ed ogni compleanno prima della vendemmia, una festa con produttori che arrivavano anche da molto lontano. Quella dei 90 anni lo vide al centro di un grande tavolo a ferro di cavallo e intorno a lui tutti i più importanti colleghi dell’Oltrepo Pavese che lo consideravano un simbolo o, meglio, un padre. Ma oggi quella stessa cantina è minacciata nuovamente per via di una bretella stradale di 3 chilometri e larga 40 metri che passerebbe proprio dentro la proprietà e il Consiglio Comunale ha approvato il progetto di realizzazione della tangenziale. Ora, mi sorprende ricordare che un mese prima, alla Festa del Vino di Broni, proprio il sindaco col sottoscritto a fianco elogiava quel cittadino illustre che era Maga Lino. Salvo poi firmare un provvedimento che porterà all'esproprio di una parte vitale per la cantina: praticamente l'accesso. Tuttavia Giuseppe Maga ha presentato un progetto alternativo dove si dimostra che spostando di poche Lino Maga e il suo Barbacarlo decine di metri l’accesso alla tangenziale, non verrebbero coinvolte le due aziende agricole interessate all’esproprio. Ma ad oggi nessuno ha risposto — dice Giuseppe — preoccupato che una colata di cemento possa assediare la cantina che il padre costruì nel 2001, su un terreno di famiglia e in una zona tranquilla, perfetta per far riposare quel vino che i cultori assaggiano e acquistano anche di annate molto lontane. La data per realizzare quello che sembra uno sfregio a un simbolo del vino di Broni e dell'Italia intera è fissata per il 2025. E il tempo è veramente poco, ma soprattutto il silenzio alle proposte fatte per evitare tutto questo, è assordante. Colpisce persino che un vignaiolo si trovi solo di fronte a qualcosa che arriva d'improvviso come una valanga, e che non giova certo all'immagine di un Comune che si picca d’essere un paese del vino. E fosse solo per la legge mai scritta della coerenza, bisognerebbe avere il coraggio di rispondere... e forse anche di mettersi in discussione, qualche volta.
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