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Italia Oggi

“Ogni volta che c’è un riconoscimento Unesco parte un indotto turistico che raddoppia o triplica i flussi in pochi anni”: Christian Marchesini, presidente del Consorzio dei vini della Valpolicella, è stato molto chiaro sugli obiettivi da raggiungere con l’avvio della fase due della candidatura per il riconoscimento della tecnica di appassimento delle uve della Valpolicella, quale Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. “Buona parte del territorio della denominazione”, aggiunge Marchesini, “sarebbe interessata dal riconoscimento Unesco della pratica enologica”; si tratta di una tecnica di appassimento delle uve risalente a 1.500 anni fa e permette di vinificare i rossi migliori del territorio, tra cui l’Amarone e il Recioto. Tempi biblici per il riconoscimento? “No”, risponde Marchesini, “stimiamo 3 anni perché si tratta di riconoscere un bene “immateriale” dell’umanità, diversamente dal patrimonio “materiale” delle colline di Conegliano Valdobbiadene e del paesaggio vitivinicolo delle Langhe. Questa nostra candidatura ha inoltre il pieno sostegno della Regione Veneto che, in precedenza, aveva soltanto consigliato di posticiparla a dopo il completamento della procedura delle Colline di Conegliano”. Per Massimo Gianolli, vicepresidente della Rete Valpantena e titolare della cantina La Collina dei ciliegi (sede del convegno di avvio della fase due della candidatura),” appassimento vuol dire non solo vino di qualità, ma anche radici, impresa, valore aggiunto: una vision collettiva che non può non coinvolgere, trasversalmente, tutti gli stakeholder del territorio e che vedrà la Valpantena protagonista nel sostenere il progetto”. Unesco ha fino ad oggi riconosciuto come patrimonio immateriale 631 elementi in 140 paesi, che rappresentano diversità e creatività umana. Le regole Unesco prevedono che per ottenere l’ambito riconoscimento l’elemento candidato deve essere trasmesso da generazione in generazione, deve promuovere il rispetto per le diversità culturali e la creatività umana e diffondere il rispetto dei diritti umani e della sostenibilità dello sviluppo. Infine, dal fronte commerciale, arrivano dati con il segno meno per i vini della Valpolicella. Nei primi nove mesi del 2022, gli imbottigliamenti di Amarone sono calati del -5,5%, di Ripasso del -7,3% e di Valpolicella base e Superiore del -7,9%. Un confronto scomodo perché nel 2021 l’imbottigliato era schizzato del 15,3%. “A tutto settembre”, osserva Marchesini, gli imbottigliamenti sono sostanzialmente in linea con il 2021 che é stato un anno boom. Da ottobre si avverte grande incertezza, ma è mia convinzione che da metà novembre dovremmo superarle. Quanto all’Amarone, è quello che scarseggia più degli altri. Aspettiamo i dati della messa a riposo di quest’anno, ma ho la sensazione che per un paio di anni sarà difficile trovare Amarone sul mercato”. Di fatto, le giacenze di Amarene allo scorso 30 settembre erano inferiori del 5,4% rispetto a un anno prima e del 13,3% rispetto al 2020.

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