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Italia Oggi

Le Doc toscane in ordine sparso. Bene Nobile, Bolgheri e Toscano. Giù Chianti e Brunello … Secondo Avito le bottiglie sul mercato sono 270 mln, in calo del 5 %. Male anche il Morellino… Nell’anno del carovetro e delle Doc impazzite, le toscane chiudono il 2022 in ordine sparso. Le bottiglie sul mercato sono 270 min, in calo del 5%, ma performano meglio Nobile e Rosso di Montepulciano, Bolgheri e Igt Toscana; peggio Chianti, Brunello di Montalcino e Morellino di Scansano. L’anno scorso, l’aumento dei listini ha tagliato una parte della domanda e lo switch di canale dalla gdo alla ristorazione ha penalizzato i vini più esposti nella distribuzione moderna. Secondo i dati dell’Associazione vini toscani (Avito), nel 2002 le fascette di stato rilasciate ai produttori delle Doc Top 15 indicavano tra i super big il +6% del Nobile e del Rosso di Montepulciano, il +3% di Bolgheri e Rosso di Montalcino (annata 2020). Nell’altra metà del campo di gioco, tonfo del Chianti (-15%) e del Brunello di Montalcino (-14%) con l’annata 2017 e la Riserva 2016; soffrono anche il Morellino (-11%) e la Vernaccia di San Gimignano. In lenta retromarcia il Chianti classico (-4%) e il Maremma (-1%). Nel 2022 l’Igt Toscana ha scalzato il Chianti dal gradino più alto del podio con 96,5 min di bottiglie e il Chianti è scivolato da 96,4 min a 82 min, con una Gdo che vale 26 min di bottiglie, il 32%. “Al netto delle difficoltà di reperimento di vetro e imballaggi” esordisce Francesco Mazzei, presidente di Avito, “il 2022 è stato un annodi stabilità. Il Chianti ha pagato lo switch di canale mentre il Brunello di Montalcino, dopo l’exploit della 2016 e della Riserva 2015, ha patito il minor appeal della 2017 e i minori quantitativi disponibili. La forza dell’Igt Toscana sta an che nell’essere una sorta di contenitore: si trova dalrentry level al vino di qualità”. Soddisfatto il presidente del Chianti classico, Giovani Manetti. “Dopo il boom del 2021, il dato dell’anno scorso è accettabile. Anche perché sono aumentati il prezzo della bottiglia, dello sfuso e dei valori fondiari. Vendiamo più di quello che produciamo e quindi lo stock tende ad abbassarsi”. A tutto dicembre il ministero dell’agricoltura (Masaf) segnala giacenze di Chianti classico a 787 mila ettolitri, in calo del 3% sull’anno prima e del 5% sul 2020. Sulle prospettive del 2023, Mazzei manifesta cauto ottimismo. “All’orizzonte ci sono ancora nubi, come i costi di produzione, in parte rientrati, e la brutta uscita dell'Irlanda, ma si prevede una sta gione turistica molto importante e un cambio eurodollaro favorevole. Il terremoto dipinto da alcuni osservatori non lo vedo. Anzi, mi aspetto un segno più”. Si dichiara ottimista anche Manetti. “I mesi più difficili sono quelli di inizio d’anno, ma dalla primavera siamo convinti che la domanda salirà di tono. Gli ordini e il sentiment delle aziende é positivo. E’ possibile che la crescita mondiale rallenti, ma il Chianti classico va per il 80% all’estero, in 150 paesi, e non prevediamo rischi particolari”. Una mano potrebbe arrivare anche dalle 11 Unità geografiche aggiuntive (Uga): “Attendiamo il decreto del ministero nei prossimi mesi e contiamo di metterle sull'etichetta del Chianti classico Gran selezione dal 1 luglio”.

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