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Italia Oggi

Antinori, boom di ricavi … Il ceo Cotarella: il 2023? L’inflazione pesa… Antinori chiude un 2022 molto positivo, con ricavi di 240 min di euro (+12,4%), riordina le funzioni della holding Palazzo Antinori e della vitivinicola Marchesi Antinori e rivaluta 23 marchi aziendali per un valore di 400 min di euro. Dallo scorso luglio, la scissione di alcune attività essenzialmente finanziarie di Marchesi Antinori ha comportato una riduzione del patrimonio netto di circa 380 mln. “Ci siamo dati una organizzazione societaria rispettosa delle singole attività”, commenta Renzo Cotarella, ceo di entrambe le società. “Palazzo Antinori è la holding di famiglia che svolge una funzione essenzialmente di controllo e indirizzo delle attività operative mentre la Marchesi Antinori è concentrata sulla produzione e distribuzione dei vini”. Nella holding tuttavia c'è la quota del 75% della friulana Jerman, rilevata per 45 mln nel 2021. Sulla rivalutazione dei marchi da ammortizzare in 20 anni, Cotarella specifica che “non è stata un'operazione orientata a un vantaggio fiscale, peraltro abbastanza limitato, ma era giusto farla. I nostri marchi avevano una valutazione bassa e la legge ci ha fornito l’opportunità di rivalutare”. Nel 2021 Marchesi Antinori ha realizzato ricavi per 213,5 mln (di cui 126 all’estero) con un Ebitda di circa 50 min. Ingente il patrimonio netto (capitale + riserve di vario tipo): circa 1 mld. Soltanto in Toscana la famiglia Antinori controlla 1.800 ettari ed è inoltre presente nelle zone più rinomate d’Italia, con vini che vanno dal Franciacorta al Barolo e Barbaresco, dall’Umbria al Friuli e alla Puglia. Senza contare le aziende all’estero. Quale il pre-consuntivo del 2022? “Un anno euforico, come il 2021, e al di là delle aspettative», risponde Cotarella. “Siamo cresciuti meno a volume e più a valore. I ricavi sono compresi fra i 235 e i 240 min. Abbiamo beneficiato della domanda che ha privilegiato i vini di fascia medio-alta». Sul 2023 il top manager è cauto: “E’ un anno di ripensamento, non tanto all’estero quanto in Italia. L'inflazione galoppante ha indotto una pausa di riflessione nei consumatori. Tuttavia osservo che il trend delle prenotazioni alberghiere, esteso fino all’estate, fa ben sperare. Anche se non credo che il 2023 possa replicare l’anno precedente”. Sugli ordini del primo bimestre, Cotarella sottolinea che rimangono buoni dall'estero, non particolarmente vivaci in Italia. “Nel nostro caso questo dipende anche dal fatto che abbiamo venduto molto nel 2022 e non abbiamo prodotto. E mi riferisco sia al rosso che al bianco. Inoltre, alcune produzioni venivano dalla vendemmia limitata del 2020 e da quella colpita dalla gelata del 7 aprile 2021”. Antinori dispone di ingenti capitali, lo shopping continua? “Abbiamo fin troppo”, frena Cotarella. “Servono anni per ordinare quello che abbiamo. Antinori è un'azienda familiare che deve avere una dimensione assoluta di qualità e valore e ha le risorse per crescere senza problemi. Lo scorso dicembre abbiamo acquistato 3,4 ettari di vigneti a Cerretta, a Serralunga d’Alba, pagandoli cari: quasi 9 mln. Si tratta di un cru straordinario di cui siamo innamorati. La nostra azienda Prunotto lo meritava e quando ci si innamora si fanno cose fuori misura”.

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