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Italia Oggi

Bene al calice, non allo scaffale … Il vino Chianti perde colpi in gdo, ma favore al ristorante… Il Chianti perde colpi nella grande distribuzione, ma recupera nella ristorazione. Il 2023 è partito con vendite nei primi 4 mesi sostanzialmente stabili: -3% con 28 mln di bottiglie. Molto meglio dell’intero 2022 che si era chiuso con un -15% degli imbottigliamenti e 83 mln di bottiglie. Lo tsunami dell’inflazione ha imposto l’adeguamento dei prezzi e la domanda si è contratta pressoché in tutte le fasce di prezzo. Nel 2022 l’aumento medio dei prezzi del Chianti sugli scaffali è stato del 6-7% e quest’anno del 3-4%. Aggiornamenti indispensabili per fronteggiare l’impennata dei costi di vetro, energia e imballaggi. Ai sovraccosti delle materie prime, che stanno rientrando solo ora, si aggiunge la corsa dei tassi d’interesse”, sottolinea Giovanni Busi, presidente del Consorzio vino Chianti. “L’aumento dei tassi è il peggio che possa capitare: bloccano ogni tipo di attività. L’azienda agricola ha tempi e cicli vegetativi lunghi e ha bisogno di continui investimenti per andare avanti. Non può fermarsi”. Quanto al trend delle vendite, Busi conferma la debolezza nella distribuzione moderna e il colpo d’acceleratore nell’Ho.re.ca. “Durante la pandemia, i consumatori hanno apprezzato il Chianti e ora lo cercano anche nella ristorazione e nei wine bar”. Secondo le rilevazioni di Circana (ex Iri), nel primo trimestre del 2023, le vendite di vino nella gdo si sono sgonfiate del 6,2% a volume e quelle di bollicine dello 0,5%. Dati che si sommano al 2022, archiviato, rispettivamente, con -5,4% e -5%. Nel complesso, l’anno scorso la distribuzione moderna ha realizzato vendite per circa 3 mld. In questo canale il Chianti realizza il 30/32% delle vendite. “I dati sono quelli”, conferma Busi. “L’aumento dei prezzi pesa come un macigno. Del resto, il riposizionamento del Chianti è stato importante: nell’ultimo triennio è passato da una fascia di prezzo di 3,5-6 euro a bottiglia a 5-8 euro. Una crescita importante che deve fare i conti con il minor potere d’acquisto della stragrande maggioranza delle famiglie italiane. A luglio-agosto capiremo meglio anche se rimango fiducioso: vedo profilarsi una buona stagione estiva”. Complicato anche il quadro del mercato internazionale. “Il vino continua ad uscire sul mercato, ma i magazzini sono pieni” sottolinea il presidente del consorzio. “L’anno scorso i distributori esteri hanno acquistato grandi quantità, facendo stock. Tuttavia i segnali dall’estero sono buoni: i recenti tour in Corea e Giappone, hanno mostrato un grande interesse degli importatori per i vini toscani”. A distanza di 4 mesi dalla nuova vendemmia qual è la situazione degli stock di Chianti? Secondo i dati del Consorzio, le giacenze ammonterebbero, allo scorso 31 marzo, a circa 1,2 mln di ettolitri (160 mln di bottiglie), in linea con l’anno precedente se si tiene conto che 100 mila ettolitri sono da computare alla migliore vendemmia del 2022. Anche sul fronte dei prezzi dello sfaso, le quotazioni si mantengono stabili, con oscillazioni comprese nella fascia di 140/150 euro ad ettolitro.

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