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Italia Oggi

Russia, vola il vino italiano. L’export resiste alla guerra … Nonostante la guerra, è boom di vino italiano in Russia dove cresce la fascia media mentre subisce una frenata quella premium. La guerra in Ucraina, dunque, non ha fermato l'esportazione, l’embargo non c’è per le bottiglie sotto i 300 euro. A dirlo è Edoardo Freddi della Edoardo Freddi International, 33 min di bottiglie esportate ogni anno: “Il popolo russo amai vini italiani e il Made in Italy in generale, le esportazioni continuano. Super Tuscan, Brunello, Amarone, Barolo rimangono molto apprezzati. Ma nell’ultimo periodo iniziano a scoprire vini italiani meno costosi come il Primitivo della Puglia, ma anche il Pinot Grigio, il Lambrusco, l’Asti, il Prosecco, il Chianti e il Montepulciano. Di recente c'è grande entusiasmo anche per il Vermentino che prende il posto del Lugana”. Secondo Freddi questo cambiamento è dovuto all’inflazione crescente che ha ridotto il potere d’acquisto e ha modificato i consumi. Ma anche al fatto che lo scorso autunno molti russi con capacità di spesa medio-alta ha abbandonato la propria nazione durante la guerra. Quindi fine wine e super premium italiani hanno oggi meno clienti”. Per quanto riguarda i luoghi di consumo, in Russia negli ultimi anni c’è stato un boom dei wine bar nelle grandi città: “Sono sempre più diffusi, ma non sono l’unico canale di acquisto. Si continua a consumare nei ristoranti, in casa, principalmente fuori pasto e durante le festività”, spiega Freddi. A pesare è la concorrenza dei vini delle ex repubbliche sovietiche: “Ci sono molte promozioni perché sono più facili da importare. Nonostante ciò, il consumatore russo continua ad essere interessato e attratto dei vini italiani. Che sono ancora i più venduti in Russia, seguiti da quelli georgiani che hanno scalzato gli spagnoli, ora al terzo posto”, conclude Freddi.

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