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Italia Oggi

Valpolicella, il gruppo Masi rilancia sui mercati esteri… “Il vino italiano deve continuare a trasmettere emozioni e cultura del territorio se vuole vincere la sfida con i nuovi player del vecchio o nuovo mondo”. Da una delle aree a forte vocazione vitivinicola come quella della Valpolicella, si levano le parole di Sandro Boscaini, presidente e direttore generale del gruppo Masi, che con i suoi quattro diversi Amarone e tre Recioto oltre agli altri vini superiori prodotti dall’azienda, opera nei diversi mercati . “Nel 2004 abbiamo prodotto 9,6 milioni di bottiglie, per un fatturato di circa 43 milioni di euro (riferito al gruppo: Masi, possessioni Serego Alighieri, aziende agricole e investimenti in Argentina, ndr). La quota ricoperta dall’export è dell’88%, sottolinea Boscaini, “e questo la dice lunga sulla nostra propensione a svilupparsi sui mercati internazionali. I principali paesi di esportazione attualmente sono Canada, Svezia o Germania, ma siamo sempre attenti a inserirci in altri paesi se si presentano le migliori occasioni. Nel paese del Sol levante, per esempio, dopo un periodo iniziale di grande entusiasmo per il vino, ora si sta vivendo un momento di riflessione”.
Il gruppo Masi, con 560 ettari vitati di proprietà, 95 dipendenti fissi sta cercando di coinvolgere le altre piccole e grandi realtà della zona a creare quel sistema sinergico in modo da affrontare meglio la sfida nei diversi mercati, soprattutto oltreoceano. “E’ inutile negare che l’Italia sta attraversando un momento difficile per la forte concorrenza. In alcuni casi c’è un atteggiamento molto critico da parte dei consumatori sul prezzo dei vini anche di elevata qualità. Purtroppo anche la zona della Valpolicella, come gran parte del Veneto, sconta una situazione a macchia di Leopardo: le aziende italiane presentano evidenti differenze in termini di massa critica, produzione e mercati di sbocco e operano ognuna per proprio conto, spesso con una politica commerciale dettata non dalla volontà di agire bensì solo dalle circostanze. E tale strategia di piccolo cabotaggio va a scontrarsi con i produttori di paesi come l’Australia che si muovono invece come dei bulldozer sui vari mercati di riferimento. Pur ancora riuscendo a presidiare il livello alto dei mercati”, ammette Boscaini, “perdiamo colpi nella fascia media dove si fanno i numeri veri, i grandi ricavi, per intenderci. E gli strumenti da mettere in campo a parte dei produttori italiani sono due: da un lato fare squadra in maniera moderna ed efficiente; dall’altro veicolare un’immagine unitaria ma che punti su quei valori carichi di emozionalità, legati alle peculiari caratteristiche e alle tradizioni del territorio che nessuno ci può copiare.
Così si può rivalutare il prodotto made in Italy, oggi penalizzato in competitività nel rapporto qualità/prezzo.
La filosofia dell’azienda fondata alla fine del diciottesimo secolo si ricava dai principi seguiti dalla Fondazione Masi, che si adopera per la promozione della cultura veneta attraverso molteplici iniziative in ambito culturale, come l’assegnazione dei premi internazionali “per la civiltà veneta”, “per la civiltà del vino” e “il grosso d’oro veneziano”.
La fondazione attualmente presieduta da Demetrio Volcic ha recentemente consegnato i premi 2005, andati a Guido Bertolaso, Francesco Macedonio; Alessandro Mazzucco, Federico Castellucci, Vartan Oskanian e Gillo Dorfles. Siamo ormai giunti alla ventiquattresima edizione dei premi riservati a figure di spicco del mondo del vino e della cultura, ideali interpreti dello sviluppo vitivinicolo e della civiltà veneta”, commenta Boscaini. “In questo modo intendiamo veicolare un’immagine di una cultura aziendale ancorata al territorio e alla sua gente di cui ne rappresenta i valori fondanti”.


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